“Esiste ancora una povertà educativa in molte aree del Sud che sembra non interessare a nessuno”. Lo sottolinea con forza Paolo Saggese, dirigente scolastico a Cerignola, in terra di frontiera, nel presentare il suo studio “La scuola e la questione meridionale nel primo secolo dell’Unità nazionale”, edito da Terebinto, questo pomeriggio al Circolo della stampa di Avellino, nel corso di un confronto moderato da Gianluca Amatucci. “Bisogna restituire dignità alla scuola meridionale – prosegue Saggese – mentre con l’autonomia differenziata si rischia di affossarla ulteriormente, di cristallizzare quel divario che già esiste. E’ un dato di fatto che gli investimenti destinati alla scuola del Sud non sono inferiori a quelli assegnati alla scuola del Nord. E la forbice è destinata a crescere. Il mio studio nasce dalla volontà di offrire un contributo perchè la scuola non sia ridotta a semplice merce, perchè i governi si adoperino per salvare i tanti bambini che nelle periferie delle città fanno fatica ad accedere all’istruzione”
E’ Erika Picariello, dirigente scolastico e segretaria provinciale Cgil, a spiegare come “l’istruzione abbia sempre rappresentato e ancora rappresenti uno strumento di emancipazione per le popolazioni meridionali. Oggi tocchiamo con mano l’ampliamento del divario tra Nord e Sud, testimoniato dalla differenze tra risorse destinate ad aree interne e costiere, dal blocco degli organici, dalla diminuzione della popolazione scolastica, dalla perdita delle dirigenze con il conseguente raddoppio delle reggenze. L’entrata in vigore dell’autonomia differenziata sarebbe un punto di ritorno. Del resto, la scelta di fare cassa sull’istruzione risale a prima della pandemia”. Si sofferma sulle conseguenze legate alla diminuzione delle risorse stanziate “Ci troviamo di fronti a luoghi di lavoro meno accoglienti, in cui si lavora in condizioni più difficili con un forte tasso di conflitti orizzontali, quello che è il modo migliore per tenerci occupati e distrarci”. Non ha dubbio Picariello “Ci troviamo di fronte a un bivio, costruire una scuola realmente democratica o consentire che la scuola si trasformi in mercato. E’ chiaro che l’istruzione deve continuare ad essere una materia appannaggio dello Stato. I livelli uniformi di erogazione del servizio sono l’unica scelta. Ecco perchè abbiamo promosso una raccolta firme per contrastare l’autonomia differenziata”.
La professoressa Ilenia D’Oria, presidente Archeoclub Avellino, ricorda la figura di Anna Lorenzetto, fondatore dell’Unla-Unione Nazionale lotta l’analfabetismo, a partire dal suo impegno per promuovere l’istruzione tra i lavoratori “Sono toccanti le testimonianze di chi era disposto a sacrifici enormi pur di andare a scuola, percorrendo chilometri e chilometri a piedi. La cultura non può non avere un rapporto con la vita. C’è bisogno più che mai di una grande attenzione alle metodologie didattiche perchè si realizzi un apprendimento significativo”
Il direttore del Corriere dell’Irpinia Gianni Festa ricorda come il riscatto del Sud passi per la capacità di invertire la rotta, senza alcuna forma di piagnisteo o di assistenzialismo “Dobbiamo essere noi i protagonisti del nostro riscatto, ecco perchè abbiamo lanciato con il Corriere un manifesto per il Sud per dire no all’autonomia differenziata che potrebbe segnare un ulteriore passo indietro per il Mezzogiorno”. Quindi ripercorre la centralità assegnata all’istruzione nella risoluzione della questione meridionale da figure come quella di Umberto Zanotti Bianco, Carlo Levi, Manlio Rossi Doria, Rocco Scotellaro “Sono tutti consapevoli del legame tra povertà economica e povertà educativa e della scarsa attenzione da parte delle classi dirigenti alla lotta contro l’analfabetisimo. Come se la politica volesse lasciare il Sud nella sua condizione di marginalità. Di qui la diffiicoltà di fare scuola nel Sud a causa della mancanza di aule, di docenti, di un’istruzione sentita come lontana dal quotidiano. E persino quando i contadini saranno consapevoli del valore dell’istruzione per il loro lavoro, dovranno fare i conti con una scuola che fa fatica ad adeguare i programmi alle esigenze di una società in via di trasformazione”. Quindi Festa ricorda come il libro si anche un omaggio a Scotellaro nei cento anni dalla nascita e la dedica a Gerardo Bianco, già ministro dell’istruzione e ultimo presidente Animi, a conferma della forte tensione morale che anima il volume
E’ quindi il professore Francesco Barra a sottolineare come lo studio sia il frutto della passione civile di un intellettuale del Sud, in prima linea nella gestione di un’istituzione scolastica, in una terra difficile come quella di Cerignola, in cui si fa sentire con forza la criminalità organizzata. “Uno dei pregi del volume – spiega Barra – è quello di offrire uno spaccato della condizione meridionale tra ‘800 e ‘900, a partire da relazioni, inchieste e dati e dall’analisi di figure straordinarie dell’Italia postunitaria, da Levi a Rossi Doria. Al di là del divario che oggi scontiamo. dobbiamo ammettere che è stata compiuta nel secondo dopoguerra un’opera di modernizzazione e svecchiamento della scuola che ha consentito di vincere la lotta all’analfabetismo. Il problema dell’istruzione pubblica per rilanciare il Sud è stato posto con forza dai governi. Ma è chiaro che oggi parlare di istruzione non significa solo costruire scuole e dotarle di computer. Se la scuola si fossilizza sulla tecnica finisce per prevalere un modello tecnologico che non consegna agli studenti la capacità di leggere la realtà con senso critico. Figure come quelle di Zanotti Bianco e Rossi Doria sono, invece, accomunate dalla passione etica e civile, quella stessa che oggi è venuta meno. E’ chiaro che i risultati deludenti delle prove Invalsi sono specchio della società. Le classi dirigenti hanno perso la loro funzione di guida proprio come gli intellettuali, annegati nel chiacchiericcio dei media. Eppure proprio un libro come questo è un messaggio di speranza perchè ci dimostra che la salvezza è nell’impegno quotidiano”.