La Campania ce la fa: nel 2023 entra tra le regioni italiane che rispettano gli standard essenziali di cura. Un risultato tutt’altro che scontato, in un Mezzogiorno che continua a faticare sul fronte della sanità pubblica. Con lei solo Puglia e Sardegna riescono a ottenere la sufficienza nella valutazione annuale dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), la “pagella” ufficiale del Ministero della Salute.
I dati, pubblicati ad agosto e analizzati dalla Fondazione Gimbe, parlano chiaro: su tredici regioni promosse, appena tre appartengono al Sud. La Campania si lascia alle spalle anni di criticità strutturali e, pur collocandosi poco sopra la soglia minima, torna nell’elenco delle regioni “adempienti” insieme a due regioni che hanno saputo invertire la rotta.
Per ottenere il via libera, ogni regione deve raggiungere almeno 60 punti in tre aree fondamentali: prevenzione, assistenza distrettuale e ospedaliera. La “pagella” misura la capacità del sistema sanitario regionale di garantire prestazioni gratuite o a ticket in modo uniforme sul territorio. La Campania, che fino a pochi anni fa era spesso associata a ritardi e criticità nell’erogazione dei servizi sanitari, sale così tra le regioni promosse, insieme alla Puglia – che conferma buone performance in linea con alcune realtà del Nord – e alla Sardegna, che ha recuperato posizioni rispetto al passato. Il report segnala anche come in otto regioni italiane le performance siano peggiorate rispetto al 2022, mentre due regioni, Basilicata e Liguria, sono scese tra le inadempienti per il mancato raggiungimento della soglia minima in una delle tre aree.
La Campania ci riesce, mentre la Basilicata retrocede e la Calabria resta ancora indietro. «Il divario Nord-Sud resta profondo – avverte Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – e i punteggi mostrano come, salvo la Puglia, il Mezzogiorno si muova a fatica appena sopra la sufficienza».
Il rapporto mette in luce anche i punti deboli: forti squilibri tra territorio e ospedale, e una sanità che spesso non riesce a garantire la stessa qualità in tutte le aree. Il segnale per la Campania è importante: il sistema dimostra che, con politiche mirate e continuità gestionale, anche nel Sud è possibile risalire la classifica della sanità pubblica.
Nonostante la promozione, la situazione nel Sud resta complessa: persistono squilibri tra assistenza ospedaliera e servizi territoriali, e in molte realtà la qualità dell’assistenza non è omogenea. «Una sanità che funziona solo in ospedale o solo sul territorio non può dirsi realmente efficace», ricorda Cartabellotta. Le performance di Puglia, Campania e Sardegna dimostrano però che anche nel Mezzogiorno è possibile garantire standard di cura adeguati, a patto di intervenire con politiche mirate e continuità nella gestione sanitaria.
Anna Bembo