“Siamo partiti dalla volontà di realizzare un progetto che potesse lasciare una traccia profonda sul territorio, che non fosse una semplice celebrazione o un omaggio ma che potesse gettare semi capaci poi di germogliare”. Lo sottolinea con forza Silvia Scola nel corso della presentazione, al Circolo della stampa, della rassegna “Scola, prima!”, curata insieme a Fabio Ferzetti, in programma dal 7 al 9 agosto a Trevico, promossa Irpinia Mia con il patrocinio dei Comuni di Trevico, Vallata, Castel Baronia, Vallesaccarda, San Sossio, Carife, Lacedonia e Frigento. “È per questo – prosegue Silvia – che non mi aveva convinto il premio promosso qualche anno fa dal Comune di Avellino, non c’era nulla dei contenuti che mio padre avrebbe voluto restituire alla sua terra, non c’erano proiezioni, non c’era attenzione ai giovani, non c’era cinema. era solo una passerella. Lo avevo spiegato all’allora sindaco in maniera molto chiara. Invece, abbiamo voluto costruire una rassegna che potesse avere una ricaduta sul territorio, attraverso un legame tra l’universo di mio padre e la nuova cinematografica”.
Sul legame forte di Ettore Scola con Trevico e l’Irpinia sottolinea come “Mio padre portava sempre l’Irpinia nel cuore, nei racconti, nei detti, nella quotidianità di casa. Tornava a Trevico solo d’estate ma quella distanza fisica non corrispondeva a quella che è sempre stata una vicinanza interiore, nei suoi film il legame è evidente, continui i richiami all’Irpinia”. Spiega come “ci piacerebbe che questa rassegna offrisse l’opportunità al territorio di riscoprire la bellezza del cinema attraverso proiezioni e dibattiti. Mio padre è sempre stato molto attento alle nuove generazioni, ai giovani registi, alle scuole di cinema. Aveva apprezzato molto Matteo Garrone e Paolo Sorrentino ma anche Daniele Vicari, Ivano De Matteo, così come aveva amato il Pif di “La mafia uccide solo d’estate” in cui la commedia diventa veicolo per trasmettere un messaggio forte. Non c’è un regista che considerava il suo erede ma guardava con grande attenzione a tanti giovani cineasti che in quegli anni muovevano i primi passi. Era contento del fermento che caratterizzava il cinema italiano. Avrebbe amato moltissimo, ad esempio, anche un film come ‘Palazzina Laf”.
Ricorda come “fu conquistato dalla passione delle fondatrici dell’associazione Irpinia Mia, Mariangela Cioria e Mariella Calabrese. Non amava le celebrazioni, aveva un grande pudore nel parlare di sè, lasciava la parola ai suoi film, accettava di partecipare a incontri e rassegne solo quando sentiva che era necessaria la sua presenza, che aveva una finalità. Malgrado ciò, era stato lusingato dall’impegno dell’associazione nella promozione della cultura cinematografica e dal premio Ciak a lui dedicato. Riconosco all’associazione di aver fatto tantissimo con pochissimi mezzi, mantenendo sempre viva la memoria di mio padre”. Ribadisce come “non è vero che non si mangia con la cultura, la cultura può diventare uno strumento prezioso di crescita del territorio. La speranza è che ci sia una buona risposta del pubblico, che si comprende la valenza etica e culturale della rassegna e che possa rilanciare il territorio anche sul piano sociale ed economico”. Il sogno, spiega, è quello di farlo diventare “un appuntamento fisso, noi ci crediamo ma è chiaro che da soli non possiamo farcela. Quest’anno abbiamo potuto contare sul sostegno della Film Commission che ci ha premiato tra i nuovi festival. Ma non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. Tutto dipenderà anche dal riscontro che avremo quest’anno”.
E’ quindi Marta Rizzo, tra le animatrici della rassegna, a soffermarsi sulla scelta di proporre uno sguardo ampio sul panorama cinematografico, dal Resto di niente di Antonietta De Lillo a Selfie di Agostino Ferrente, dalla presentazione del volume di Paolo Speranza dedicato a “C’eravamo tanto amati” all’attenzione rivolta agli archivi e al riuso del cinema di repertorio. “Ettore Scola – spiega . aveva uno sguardo rivolto a tutto ciò che lo circondava, alla società nella sua complessità. Quello che proponiamo è un viaggio dentro la sua poetica, radicata nei paesaggi e nei valori dell’Irpinia: la solidarietà tra gli ultimi, la bellezza della semplicità, la memoria come forma di resistenza”. La sfida è quella di coinvolgere in futuro anche le scuole e le nuove generazioni, magari dedicando una sezione speciale all’Irpinia e ai suoi registi. E ricorda come “tanti registi considerano Ettore Scola come il loro padre putativo” E’ quindi Mariella Calabrese di Irpinia Mia a porre l’accento sull’impegno portato avanti dall’associazione per promuovere il cinema di Scola attraverso incontri e proiezioni e uno speciale premio “Ciak” che si tiene nell’anniversario della nascita di Scola. “Abbiamo sempre cercato di valorizzare il cinema di Scola con uno sguardo rivolto al territorio”.
Mentre il critico cinematografico Paolo Speranza si sofferma sul traguardo importante rappresentato dal primo posto nella graduatoria stilata dalla Film Commission dedicata ai nuovi festival, grazie a un progetto realizzato da Irpinia Mia e dal Gruppo Cinema che riunisce Silvia Scola, Marta Rizzo, Fabio Ferzetti e Vittorio Giacci “Si tratta di un primo passo che speriamo di poter portare avanti con il sostegno delle amministrazioni comunali”
Una rassegna che sceglie di partire dalla piazza in cui il piccolo Ettore vide il suo primo film proiettato su un lenzuolo teso tra i rami di un tiglio, per poi trasformare i luoghi più significativi del paese in cornici di proiezioni e incontri.
Si comincia il 7 agosto nel segno di “Ettore Scola: il Cinema e la Storia” con l’inaugurazione della Mostra “Mezzo secolo di Cinema” a cura di Paolo Speranza, con locandine storiche dei film di Ettore Scola, in programma fino al 31 agosto.
Si prosegue con la Tavola Rotonda sul Cinema di Scola. Sulla scia del suo “enciclopedico” libro dedicato a Ettore Scola e al suo cinema, Vittorio Giacci – tra gli organizzatori di “Scola, Prima!” con Fabio Ferzetti, Marta Rizzo e Silvia Scola – conduce l’incontro a cui prenderanno parte anche: Andrea D’Ambrosio, Massimo Ghirlanda, Paolo Speranza, Umberto Rinaldi ed altri ospiti del mondo accademico, intellettuale e del cinema.
Alle 16 spazio alla presentazione del libro di Paolo Speranza, C’eravamo tanto amati (Milano, Feltrinelli, 2024). seguirà la proiezione del film “C’eravamo tanto amati” (1974) di Scola. In serata si proietta “Il resto di niente” (2004) di Antonietta De Lillo con la partecipazione della regista.
L’8 agosto si prosegue con l’omaggio al cinema napoletano, Alle 10, porte aperte a casa Scola e alla Mostra “Mezzo secolo di Cinema”. Alle 10.30 spazio alla Tavola rotonda: “Napoli, tra miseria e nobiltà”, introdotta dai direttori artistici e dal comitato cinema della rassegna che parleranno di cinema e cultura napoletana con Antonietta De Lillo, altri registi presenti e con il pubblico. Seguirà la visita guidata del paese alla scoperta della sua storia, dei suoi beni artistici e delle sue caratteristiche naturalistiche. Alle 16 si proietta il film “Napoli New York” (2024) di Gabriele Salvatores. Alle 18.30 “Hey Joe” (2024) di Claudio Giovannesi con la partecipazione del regista. Alle 21.30 appuntamento con Proiezione del film “Selfie” (2019) di Agostino Ferrente e il confronto con il regista.
Il 9 agosto si va alla ricerca degli archivi perduti. Alle 11.30 spazio alla Masterclass aperta al pubblico e alle scuole di Cinema del territorio sull’importanza delle immagini di repertorio e del riuso degli archivi storici Istituto Luce, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD), Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC), UnArchive Found Footage Fest, moderata dai curatori della rassegna insieme ad ospiti del settore: Vincenzo Vita, Marco Bertozzi, Enrico Bufalini, Agostino Ferrente.
Alle 16 si proietta il docufilm “Ridendo e scherzando. Ritratto di un regista all’italiana” di Paola e Silvia Scola.
Alle 18 appuntamento con il docufilm “La musica negli occhi: Fellini & Rota- Scola & Trovajoli” (2024) di Giovanna Ventura.. Alle 21 si proietta l’ultimo film di Ettore Scola ”Che strano chiamarsi Federico” (2013). A dialogare con il pubblico la sceneggiatrice Silvia Scola.