di Domenico Cerullo
Può valere la vita di un lavoratore meno del costo di un sensore d’allarme di gas portatile o di una maschera antigas con riserva d’ossigeno?
Questa è la domanda che mi faccio e rifaccio con tanta rabbia, inquietudine e dolore da quando ho saputo della nuova immane tragedia, avvenuta in provincia di Palermo, nella mattinata del 6 maggio 2024, dove cinque operai, tra i 71 e i 26 anni, hanno perso la vita nell’impianto di sollevamento delle acque reflue e un altro lavoratore versa in gravi condizioni. Tra le vittime ci sono il contitolare 71enne della ditta e il 26enne lavoratore interinale.
Altri cinque operai hanno perso la vita nella mattinata del 16 febbraio u.s. a Firenze, quando una trave in cemento si è staccata dallo scheletro di un supermercato in costruzione investendo gli operai, dai 24 ai 59 anni, che stavano lavorando. Uno era della Tunisia e tre del Marocco, vivevano in Lombardia. Tutti e quattro partivano il lunedì e rientravano il venerdì sera. Significative le parole pronunciate dal parroco durante l’omelia ai funerali, in provincia di Livorno, dell’unico italiano deceduto “Mille morti all’anno non possono essere tutti incidenti, qualcuno deve prendersi la responsabilità di chiamarli omicidi”.
Nel testo, da me scritto, “Basta! Prevenzione e sicurezza sulla strada e sul lavoro” ho riportato il gravissimo incidente a Brandizzo, in provincia di Torino, dove cinque operai, tra i 22 e i 52 anni, di una azienda d’impianti ferroviari, che ha preso in subappalto il lavoro, nella notte del 31 agosto 2023, sono stati travolti e maciullati da un treno a 160 km/h mentre lavoravano su una importante linea ferroviaria Torino-Milano. Come è possibile, e non parliamo di fatalità, che nel 2023 non ci siano meccanismi automatici che blocchino il treno quando ci sono operai sui binari? Per questi lavoratori l’unica misura di protezione era un semplice e banale fischio del caposquadra all’arrivo del treno.
Inammissibile, inaccettabile! Un’altra tragedia si è verificata nel pomeriggio del 9 aprile 2024 alla centrale idroelettrica di Bargi, costruita sulla riva del lago di Suviana, in provincia di Bologna; durante il collaudo alla turbina, a circa 40 m di profondità sotto il livello del lago si è verificata una forte esplosione che ha causato sette vittime, di età compresa tra i 36 e i 73 anni. Tutte le vittime lavoravano per ditte esterne. Non è possibile perdere la vita quando si va a lavorare. Tre persone ogni giorno, questi sono i dati, escono di casa di mattina, di notte, per andar a lavorare e non ritornano a casa. Per non parlare poi di quelli che subiscono ferite gravi, che peseranno per sempre. I figli di questi lavoratori, anche miei studenti, hanno portato sempre con loro una sofferenza che non si è mai cancellata. Questi ragazzi subiscono in maniera molto forte queste tragedie, spesso si chiudono in loro stessi, rifiutano di uscire e anche il rendimento scolastico o sportivo ne risente.
Non accettano la perdita del padre, della madre in maniera così tragica e l’impegno del docente, spesse volte, non riesce a lenire queste sofferenze. Come è possibile perdere la vita quando si sa che l’idrogeno solforato è un gas velenoso letale ed è presente negli impianti di trattamento di acque reflue. Bastava poco per evitare lutti, un sensore rilevatore di gas o una maschera antigas. La nostra vita vale così poco? Le parole del comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Palermo “Non sono state prese tutte le precauzioni necessarie previste. Se fossero state prese tutto questo non sarebbe successo.”
Possiamo accettare tutto questo?
Un mio amico, piccolo imprenditore, mi ha rimproverato perché, ascoltando una mia intervista, davo la colpa degli incidenti agli impresari. Lungi da me incolpare tutti i datori di lavoro, ma quelli che non rendono le aziende rispettose delle regole di sicurezza li chiamo sfruttatori.
Nella nostra provincia, dall’inizio dell’anno, hanno perso la vita sulla strada e sui posti di lavoro sette persone. Un 62enne alla guida di un’auto sulla SS 7 bis Nazionale delle Puglie, nel territorio del Comune di Pratola Serra. Un 58enne alla guida di una Panda, sulla SS 7 bis di Terra di Lavoro, Variante, nel territorio del
Comune di Atripalda.
Una 73enne su una Nissan, guidata dalla figlia, sulla SS 7 bis di Terra di Lavoro, nel territorio del Comune di Monteforte Irpino, decedeva durante il trasporto in ospedale. Un 35enne, che si trovava su un carrello elevatore, all’improvviso perdeva l’equilibrio cadeva e finiva rovinosamente al suolo, in un deposito di prodotti farmaceutici a Monteforte Irpino. Un 52enne veniva schiacciato da un macchinario, che stava riparando, nel reparto basamento motore della Fa Stellantis di Pratola Serra. La vittima lavorava per una ditta esterna. Un 53enne, che lavorava in un’azienda di calcestruzzo, alla guida di una betoniera, carica di cemento, perdeva il controllo del veicolo, che finiva fuori strada e si ribaltava. Un 83enne, alla guida di un trattore, che si cappottava mentre stava effettuando alcune lavorazioni su alcuni terreni fuori dal centro abitato di Monteverde, decedeva sul colpo.
Dal nostro studio è emerso che dal 2000 al 2023 hanno perso la vita 833 persone irpine sulle vie dell’intera Campania e uomini e donne sulle strade della provincia di Avellino (662 maschi, 166 femmine e 5 non indicato). Sono stati, altresì, rilevati, con lo stesso criterio, gli incidenti mortali provocati da macchine agricole e da cantiere.
Dalla nostra ricerca è emerso che hanno perso la vita alla guida dei trattori 76 persone, 73 maschi e 3 femmine. Dati da brividi.
L’alta percentuale d’infortuni agricoli degli anziani dimostra il loro attaccamento alla terra che continuano a lavorare per non abbandonare incolto il proprio terreno, che hanno avuto in eredità o acquistato con enormi sacrifici. Molti sono stati anche all’estero per lavorare. Abbiamo constatato come molti incidenti vedono coinvolte macchine agricole, spesso obsolete. Bisognerebbe favorire, nei trattori agricoli, che ne sono ancora sprovvisti, I’installazione dei dispositivi di protezione in caso di ribaltamento e una cintura di sicurezza, da tenere sempre allacciata nei campi e su strada, idonea a trattenere il conducente all’interno della protezione. Gli operatori che guidano i trattori devono essere in possesso di un patentino, ma spesso i conducenti sono persone in pensione o che fanno un altro lavoro.
Ci sono stati 46 incidenti mortali tra conducenti di autoarticolati, autobotte, betoniere, camion, carrelli elevatori, autocompattatori, escavatori, furgoni, veicoli fuoristrada, motocoltivatori, pale meccaniche, tir, veicoli cingolati e veicoli commerciali a tre ruote.
Un elenco lunghissimo che aumenta ogni giorno di più. Tutti noi non possiamo restare indifferenti e soprattutto non vogliamo far vincere l’indifferenza e cerchiamo di mantenere viva l’attenzione ogni giorno, non soltanto nei momenti di tragedie o di lutti cittadini. Gli infortuni che avvengono sulle strade e sul lavoro non sono fenomeni naturali. La sicurezza stradale e la sicurezza sul lavoro hanno un costo, ma il valore della vita umana vale molto, molto di più. I gestori delle strade devono investire maggiormente per la manutenzione delle vie, maggiori e più sicure piste ciclabili, eliminazione dei passaggi a livello incustoditi. La presenza delle forze dell’ordine sulle strade deve essere più assidua. Maggiori campagne di sensibilizzazione sono necessarie per stimolare la conoscenza e il rispetto delle norme di sicurezza.
Il datore di lavoro deve controllare e fornire tutti gli strumenti di prevenzione, applicare in maniera costante tutte le norme inerenti la sicurezza, addestrare e formare i dipendenti che devono conoscere i rischi e cosa fare per proteggersi. L’insicurezza del lavoro dipende anche dagli appalti, subappalti con lavoratori precari, interinali e non formati. Se poi si lavora in squadra è indispensabile che i lavoratori si capiscano tra di loro. I numeri ci dicono che rimangono vittime maggiormente i dipendenti di aziende in subappalto e i lavoratori precari.
Gli ispettori del lavoro devono verificare sempre di più l’applicazione delle norme in materia di diritto del lavoro, di sicurezza e di prevenzione all’interno di ciascuna azienda e nei luoghi i cui i dipendenti operano. Dal 1° ottobre 2024 entrerà in vigore la patente a crediti per le imprese e i lavoratori autonomi, che operano nei cantieri temporanei o mobili, come titolo abilitante all’esercizio dell’attività d’impresa, con un
punteggio iniziale di 30 punti. Le stesse imprese possono recuperare i punti persi frequentando corsi di formazione sicurezza.
Siamo convinti da sempre che l’aspetto repressivo e sanzionatorio non bastano, infatti, l’introduzione della patente a punti e del reato d’omicidio stradale non hanno portato una diminuzione sostanziale d’incidenti stradali. Maggiore educazione, maggiore formazione fatta da enti qualificati. La cultura del lavoro è nello stesso tempo cultura della legalità.
Tutti possiamo e dobbiamo concorrere maggiormente a promuovere la cultura della sicurezza stradale e del lavoro.
Mi fa piacere concludere questo scritto con un pensiero di Adriano Olivetti (1901-1960) “…la straordinarietà della visione olivettiana si riassume nella volontà di non agire con il solo obiettivo di migliorare la produttività dell’azienda, ma il fine verso cui tendere era quello di migliorare qualcosa di più profondo come la condizione di vita delle persone.”