La vicenda giudiziaria che coinvolge in queste ore il Comune capoluogo è davvero emblematica. E deve riflettere su come l’illegalità trovi grande spazio nell’agire di chi ritiene che le regole della civile convivenza possano essere violate impunemente. In realtà, dopo un assordante silenzio, è stato sollevato il coperchio del pentolone con dentro affari maleodoranti, consumati da pubblici ufficiali che hanno agito in nome e per conto degli avellinesi, violando il mandato della delega. Ne è scaturito quello che viene definito il “Sistema Avellino” che comprende inquietanti elementi di ipotesi di gravissimi reati. La Magistratura, da tempo allertata da denunce pubbliche e da un vociare insistente, si è messa in moto e da giorni sta accertando, con la cautela dovuta, il maltolto alla città da parte degli “infedeli”. Un dato sconvolgente che emerge dall’intera vicenda, è quel costume dell’impunità entrato nella mentalità dell’ex sindaco Gianluca Festa e degli altri indagati per cui era possibile fare tutto senza temere le possibili conseguenze. Eppure che vi fosse puzza di bruciato era stato più volte denunciato da quello che resta di una informazione libera, non appartenente, che svolge il proprio ruolo con passione, nell’esclusivo interesse della città e del bene comune. Certo, i tempi in cui si è verificata quella che viene considerata una scossa di terremoto, farebbero pensare ad una cosiddetta “bomba a orologeria”. Ci potrebbe anche stare. La fantasia corre anche verso la costruzione di un complotto politico per resettare il governo della città e creare un caso alla vigilia del turno elettorale. Non si esclude nulla, ma c’è una sola certezza. Nell’agire amministrativo sono stati compiuti atti che hanno infangato il concetto di buon governo di una città che solo apparentemente sembrava immune da ciò che si è verificato in altre realtà italiane. E’ quindi doveroso che il Cittadino Avellinese chieda giustizia e legalità per ripristinare i dettati della convivenza civile e per sconfiggere le logiche del malaffare di chi ritiene di agire con impunità, contro ogni osservanza di legge. Per essere più espliciti, recuperando e approfondendo una notizia apparsa alcuni giorni fa, citiamo un clamoroso esempio. Credo sia sotto gli occhi di tutti la questione urbanistica della città. Costruzioni sorgono da mattina a sera in molti posti strategici. Soprattutto nel centro. Si tratta di investimenti che impegnano centinaia di milioni di euro. La parte del leone la farebbe un’impresa di casa nostra nei confronti della quale ci sarebbero alcune interdittive antimafia per violazioni ambientali, e non solo, sul territorio nazionale. Ribadendo la linea di garantismo, adottata da sempre da questa testata, dell’innocenza fino a sentenza definitiva, non possiamo però tacere sugli effetti che derivano dalla procedura messa in atto dal provvedimento licenziato dall’autorità prefettizia (vedi pagina all’interno), senza che sino ad ora vi siano state conseguenze. In realtà se è prevista la revoca per tutte le opere in corso gestite dal gruppo, come mai nessuno reagisce? Forse è questo il vulnus di legalità che favorisce il sorgere del concetto di impunità nella mente di chi immagina che tutto sia possibile in un sistema in cui la complessità dei procedimenti richiede tempi lunghi. Così, tra possibili inadempienze e burocrazia sonnolenta, si costruisce un’autostrada sgombra di traffico per fare trionfare l’illegalità. I naviganti, per ora, sono avvisati.
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