E’ trascorsa poco più di una settimana dal tragico attentato terrorista di Bruxelles. Una ferita inferta non solo alla capitale belga ma a tutta l’Europa. Un dramma che scatena ulteriori paure e costringe il nostro continente ad una sfida nuova. Politicamente a soffiare sulla paura sono le formazioni nazionaliste e di destra che attaccano gli attuali governi accusandoli di essere incapaci di reagire di fronte al pericolo jihadista. E già da tempo però che questo tipo di movimenti stanno raccogliendo consensi in tutta Europa. L’ultimo esempio è la vittoria della destra in alcune regioni della Germania che segue l’avanzata del Fronte Nazionale in Francia, il successo del partito nazionalista britannico di Nigel Farage o quello di Alba Dorata in Grecia. Sono tutti movimenti di destra che cavalcano l’onda dell’anti – politica. Ad essere dunque più colpita è l’Europa dove praticamente in ogni paese è nata o è cresciuta una forza politica anti sistema. Questi movimenti sono riusciti ad intercettare lo scetticismo delle politiche messe in campo sui rifugiati. Fanno presa su elettori che a causa della crisi economica sono retrocessi nella scala sociale e che temono l’aumento della criminalità e un peso eccessivo dell’Islam. Un’onda lunga che ha già toccato il nostro paese e potrebbe aumentare i propri consensi elettorali alle prossime amministrative. Al momento in nessun paese di quelli citati l’antipo – litica ha già vinto e molto dipenderà dalla reazione della politica. Come mette in evidenza il giurista Labruna il populismo dice quello che la gente vuol sentire, è fatto di proposte che vanno oltre la logica. E la risposta a questi movimenti anti casta è affidata ai partiti tradizionali che dovranno avere la forza di riprendersi la scena. Fino ad oggi pur in presenza di sistemi elettorali diversi i grandi paesi sono sempre stati in grado di scegliere per il governo dei candidati credibili mettendo all’angolo le forze dell’antipolitica. Questo per esempio è accaduto negli Stati Uniti (dove però oggi c’è il temuto Trump) o in Francia ma anche in Germania dove l’alternanza è stata assicurata dai cristiani democratici o dai socialdemocratici. In Italia il primo a rompere i vecchi argini è stato Berlusconi e lungo la sua scia altri protagonisti si sono imposti. Oggi la situazione vede lo stesso PD renziano accusato dalla sua minoranza interna di strizzare l’occhio spesso e volentieri al populismo. Ma il movimento che più cavalca l’anti politica è quello dei cinque stelle. Le amministrative per i grillini sono un test determinante, possono infatti per la prima volta conquistare una grande città, sono infatti al momento i favoriti a Roma. Se si entra nello specifico si può dire che la partita più difficile è Milano dove i cinque stelle non hanno grande appeal e rilevanza nei sondaggi. Dalla partita che appare a chiusa a Milano a quella altrettanto complicata a Napoli dove però potrebbe rivincere un esponente dell’anti politica come Luigi De Magistris. La vera gara dunque dove i grillini possono farcela è appunto Roma. Nella capitale i partiti hanno fallito e dove forme e contenuti della buona politica cedono, lo spazio a populisti e urlatori si apre. Questa evidenza dovrebbero tenerla presente tutti, ma soprattutto il Pd di Renzi. E proprio al premier si adattano bene le parole del sociologo De Rita che in una recente intervista sostiene che il politico di oggi ha una derivazione andreottiana “nel senso che al contrario di Moro e De Gasperi per i quali i leader devono condurre il popolo verso i grandi ideali, Andreotti sosteneva che in democrazia l’uomo politico non deve guidare gli altri, deve assomigliargli perché i cittadini si sentono rassicurati da un politico che la pensa come loro”.
edito dal Quotidiano del Sud