Sceglie di partire dai luoghi, mettendo da parte luoghi comuni e rappresentazioni convenzionali, Filippo Cristallo con il suo progetto fotografico “Senza tempo” che ripropone a distanza di sette anni dalla prima edizione. Dalla Dogana all’Autostazione, dal Teatro Gesualdo ai quartieri periferici, il centro storico, la Stazione ferroviaria. Mentre finiscono per scomparire i luoghi simbolo dell’Orologio o della piazza del Duomo. La presenza umana è pressoché assente; i vuoti e i grigi dominano tra i palazzi del centro e della periferia, rivelando un’atmosfera segnata dal post-terremoto degli anni Ottanta e dalla speculazione edilizia. Spazi che sembrano suggerire immobilità e isolamento, come se la città avesse smarrito la sua identità. Grande attenzione è rivolta agli equilibri formali, alla distribuzione dei volumi architettonici, gioco di linee, tracce di natura. Un tentativo di estrarre forma da un contesto degradato, con uno sguardo che non accusa ma osserva con partecipazione.
Il lavoro di Filippo Cristallo si colloca sulla scia della fotografia di paesaggio italiana, in particolare quella generazione che negli anni Ottanta segnò una svolta: Luigi Ghirri, Guido Guidi, Gabriele Basilico e Mimmo Jodice. Ghirri costituì il primo «fronte culturale» in fotografia con la Scuola di paesaggio italiana, culminata nella mostra collettiva Viaggio in Italia.
L’autore segue le tracce di Basilico, Guidi e Jodice nell’esplorazione dell’invisibile quotidiano. Si riconosce inoltre debitore di Wim Wenders e della sua arte di vedere il mondo ad altezza d’occhio, un approccio che affonda le radici nel cinema neorealista e nella grande scuola americana. Il volume presenta testi critici di Antonella Cappuccio e Generoso Picone, che contestualizzano il lavoro fotografico all’interno del panorama della fotografia contemporanea italiana, approfondendo i riferimenti alla tradizione fotografica e il rapporto tra memoria e identità dei luoghi. Il volume sarà presentato il 22 novembre al Circolo della stampa. Intervengono: Antonella Cappuccio, Generoso Picone, Paolo Speranza, Ugo Santinelli
Filippo Cristallo è un fotografo la cui ricerca si sviluppa attraverso il linguaggio del reportage, con particolare attenzione ai temi della memoria, dell’identità e del paesaggio. Il suo sguardo unisce rigore documentario e sensibilità narrativa, muovendosi tra indagine antropologica e osservazione poetica del reale. Dopo il debutto nel 2013 con la collettiva 12×12 al Teatro Gesualdo di Avellino, inizia un percorso di esplorazione visiva che lo porta dal Messico (My Mexico, 2015) alla riflessione sugli spazi domestici con Memorie di palazzo (2017), progetto realizzato con Antonella Cappuccio e presentato a Fotografia Europea di Reggio Emilia, al Museo Antropologico Visivo di Lacedonia e al PAN di Napoli (2018). Nel 2018 pubblica la prima edizione di Senza tempo con Edizioni Zerotre. Il suo impegno nella narrazione dell’America Latina si consolida con la mostra Latino America Inspira (Casa Argentina, Roma, 2022) e con la pubblicazione di Día de Muertos (2023) e Mexicans (2024), quest’ultimo un lavoro maturo che attraversa riti, gesti e paesaggi del Messico con sguardo empatico e profondità narrativa. I suoi progetti sono stati oggetto di articoli su riviste specializzate come Witness Journal, Clic.hè magazine, Positive Magazine, Discorsi Fotografici, The Street Rover e Fotografia dell’Architettura. Nel 2025 partecipa al progetto editoriale INTERFERENZE del collettivo PhotoMilano 2.0, consolidando la sua presenza nella fotografia documentaria italiana contemporanea.



