Mentre il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi parla di un provvedimento necessario per ristabilire la legalità, sono in tanti a condannare in Irpinia l’ordine di sfratto emesso nei confronti dello storico centro sociale Leoncavallo a Milano. Una protesta affidata innanzitutto ai social. Lo sgombero del centro sociale di via Watteau era stato rinviato un centinaio di volte e, a novembre dell’anno scorso, il ministero dell’Interno era stato condannato a risarcire tre milioni di euro ai Cabassi, proprietari dell’area, proprio per il mancato sfratto. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni,:”Non ci sono zone franche, il governo fa rispettare la legge”.
Lo stesso sindaco Sala lamenta di non essere stato avvisato “Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite. Ho ricevuto in mattinata la notizia dal prefetto”. Il primo cittadino ha poi definito il centro sociale “un valore storico e sociale nella nostra città. Deve continuare a fare cultura in contesto di legalità”.
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Durante lo sgombero gli attivisti del Leoncavallo hanno lanciato il loro appello sui social proprio durante lo sgombero: “Ci stanno sgomberando! Accorrete numerosi”
Secondo il Ministro dell’Interno Piantedosi, lo sfratto del centro sociale Leoncavallo “segna la fine di una lunga stagione di illegalità. Per trent’anni quell’immobile è stato occupato abusivamente. E al danno si è aggiunta la beffa: lo Stato costretto persino a risarcire i danni dell’occupazione. Oggi finalmente viene ristabilita la legalità. Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive. Dall’inizio del nostro mandato sono già stati sgomberati quasi 4mila immobili. Lo sgombero del Leoncavallo è solo un altro passo di una strategia costante e determinata che porteremo ancora avanti”.
Ma l’Irpinia non ci sta “Il governo ordina lo sgombero del Leoncavallo. Un luogo che a Milano ha significato cultura e spazio di libertà. Peraltro lo fa in periodo agostano, come nelle peggiori tradizioni.
Hai voglia a chiamarli con altri nomi, ma il loro colore resta quello. Nero. Non passeranno” scrive Roberto Montefusco segretario provinciale Sinistra Italiana
Italia D’Acierno, segretaria provinciale Cgil Avellino parla di 50 anni di cultura alternativa spazzati via “Il 21 agosto la polizia ha eseguito l’ordine di sfratto emesso nei confronti dello storico centro sociale Leoncavallo di Milano, un vero e proprio blitz.
50 anni di cultura alternativa, socialità autogestita, aggregazione giovanile spazzati via in pochi minuti. Il simbolo di un modo di fare comunità e accoglienza dal basso. Accade in una Italia sempre più priva di spazi pubblici, dove si recintano i parchi in nome della “sicurezza ed il decoro”, si attivano le forze di polizia come “ronde di controllo” speculando sulla paura e strumentalizzando le necessità delle persone ed utilizzando la diversità per alimentare l’odio …un piano ben studiato che va dalle più piccole province alle metropoli Lombarde.
Uno stato che dovrebbe esercitare la Democrazia priva i cittadini del diritto di avere spazi aperti, spazi pubblici dove poter discutere e confrontarsi esercitando anche la politica del dissenso mediante la dialettica e le Arti; accade tutto questo in un paese che si definisce democratico a parole ma nei fatti esercita il potere della repressione .
“Poiché dissentire è il reato più grave in questo paese qui.” Ci aspettiamo lo stesso trattamento per altri luoghi che violano le leggi dello Stato da molto,molto tempo nella capitale nel silenzio assenso di chi governa … chissà perché”. Michele Preziosi chiede, invece, quando toccherà a Casa Pound perché “la legalità non può essere unidirezionale”.
“Ci sono dei segni – scrive Mariano Di Palma di Libera- che restituiscono la cifra di quanto sia arrogante, violento e vendicativo il potere politico di questa destra revanscista e degli interessi economici che, con questo modello sfrontato di usare l’ordine pubblico, si saldano a doppio legame.
Sgomberare il Leoncavallo è uno dei più evidenti segnali che vorrebbero mandare a tutto il Paese, al mondo di chi ha costruito e costruisce comunità nei territori dove sorge l’abbandono e la desertificazione generata da interessi privati speculativi.
Si illudono. I conti con quellə che insorgono, risorgono, resistono, rigenerano, insistono non sono affatto chiusi con un atto vile di fine agosto.
L’autunno è alle porte e non è la prima volta che la destra italiana sottovaluta quanto il conflitto sappia ribaltare equilibri e consenso in questo Paese. La partita non è affatto finita. È appena iniziata”
Costantino D’Argenio scrive: “Il ministro della paura irpino vuole essere ricordato non solo per le sue frasi agghiaccianti sui “carichi residuali”, ma anche per essere stato quello che ha fatto chiudere il Leoncavallo. Altro che cittadinaza onoraria, dovremmo dargli il foglio di via”.
Luca Zulu dei 99 Posse sottolinea come ” Ogni giorno provano a togliervi qualcosa che abbiamo conquistato con anni di battaglie. Chiudono il Leoncavallo ma dimenticano che per anni ha rappresentato l’unico argine contro degrado e illegalità”.
Il.presidente nazionale Anpi Gianfranco Pagliarulo parla di “un atto di forza del ministero dell’interno. Il sindaco di Milano non è stato neppure avvertito. La presidente del Consiglio ha dichiarato che ‘in uno stato di diritto non possono esservi aree sottratte alla legalità’. Ma dal 2003 è occupato a Roma da CasaPound uno stabile di proprietà del Comune, adibito a sede centrale dall’associazione neofascista, e il ministro Piantedosi non ha mai mosso un dito. L’episodio di Milano conferma perciò la natura autoritaria e faziosa delle scelte di questo governo. Per il Leoncavallo che, come ha detto il sindaco Sala, ‘riveste un valore storico e sociale’, ci auguriamo che al più presto si trovi una soluzione alternativa. A questo fine l’Anpi di Milano ha già fatto una donazione per la raccolta fondi promossa dalle mamme antifasciste del Leoncavallo, e ha invitato le sezioni a contribuire”.