Il 23 novembre del 1980 un terremoto di magnitudo 6.9 sconvolse l’Appennino meridionale, lasciando un segno indelebile nella storia dell’Irpinia e della Basilicata. A quarantacinque anni da quel tragico evento che sconvolse l’Italia ,apre, ad Avellino, la mostra itinerante “Terremoti d’Italia”, con i suoi due spettacolari simulatori sismici.
Sarà possibile visitarla con ingresso gratuito fino al 14 dicembre. La mostra, realizzata dal Dipartimento della Protezione Civile con il contributo della Regione Campania e il patrocinio del Comune di Avellino, è un viaggio interattivo alla scoperta del rischio sismico: un percorso tra memoria, conoscenza e partecipazione per costruire insieme un futuro più sicuro. Un’occasione per coltivare la memoria e rafforzare la cultura della prevenzione, riscoprendo la forza della conoscenza come primo strumento di sicurezza.

“L’abbiamo voluta questa mostra e l’abbiamo chiesta.- afferma il capo della Protezione civile della Regione Campania Italo Giulivo- proprio perché volevamo richiamare la consapevolezza sul rischio sismico nel nostro territorio che è sempre dietro l’angolo». E in effetti ad ottobre in Irpinia si sono registrate scosse telluriche, non della stessa gravità, ma che hanno destato preoccupazione nella popolazione e che mettono in rilievo la necessità di un aggiornamento anche dei piani di protezioni civile comunali. «Parleremo anche di quello durante la mostra, che prevede- ha aggiunto Giulivo- momenti di incontro, dibattito, tavole rotonde e tra le tante faremo anche una sui piani di protezione civile per richiamare l’attenzione sull’importanza della pianificazione. Anche perché come Regione abbiamo pubblicato un bando con cui sono stati elargiti ulteriori 15 milioni ai comuni per effettuare l’aggiornamento della pianificazione di protezione civile anche in ottica intercomunale. E c’è qualche realtà virtuosa perché ad esempio l’Alta Irpinia con il comune capofila di Sant’Angelo dei Lombardi ha aggregato ben 27 comuni dell’area. E il Comune di Sant’Angelo esporrà questa buona pratica, che ci auguriamo, possa diventare esempio per gli altri comuni, perché il servizio di protezione civile può essere garantito soltanto se si uniscono le forze dei tanti piccoli comuni che ci sono nelle nostre aree interne. Ognuno da solo non potrà sostenere una sfida così impegnativa».
Una ferita profonda quella del sisma del 1980, che ha lasciato ricordi indelebili anche nella memoria del capo della Protezione civile .«Sono di Avellino e il 23 novembre 1980 ero proprio in città. Quella tragedia l’ho vissuta, avevo 20 anni all’epoca e so bene che cos’è stato il terremoto in Irpinia. Quella sera ero in macchina con degli amici. Percorrevo via Mancini, dove peraltro cadde un balcone, che andò a finire sulla macchina che era davanti a me. In qualche modo ho visto in diretta gli effetti e poi ho girato subito dopo. Ero un ventenne che cercava di capire che cosa era successo all’epoca. Io ero iscritto a geologia da un anno e avevo già un interesse sulla materia precedentemente al terremoto, che poi mi ha incuriosito ancora di più».
In seguito al terremoto in Irpinia Pertini si recò sul posto e fu fischiato dalla popolazione irpina che attendeva ancora l’intervento dei vigili del fuoco. Rientrato a Roma, Pertini convocó d’urgenza Zamberletti a Roma per l’istituzione della Protezione civile. «Si all’epoca purtroppo non esisteva il sistema della Protezione Civile attuale. Zamberletti fu già coinvolto nella gestione del terremoto in Friuli nel 1976 come Commissario del Governo, incaricato del coordinamento dei soccorsi – una sorta di capo del Dipartimento di Protezione Civile attuale. Lo stesso incarico gli viene affidato per l’emergenza Irpinia quattro anni più tardi. Ma fu in Irpinia che si manifesto manifestò la mancanza di un’organizzazione permanente di protezione civile. I primi soccorsi furono caratterizzati dalla totale mancanza di coordinamento: volontari, strutture regionali e autonomie locali si mobilitano spontaneamente senza aver avuto indicazioni e precisi obiettivi operativi dal ministero dell’Interno, anche spronati dalla chiamata all’azione del presidente Sandro Pertini. Dopo il caos dei primi tre giorni, il governo interviene nominando il commissario straordinario Giuseppe Zamberletti, che riesce a riorganizzare i soccorsi e a dialogare con i sindaci, proprio come fece durante in Friuli. Nelle aree interne anche per la mancanza di infrastrutture, esisteva solo la strada statale Appia per raggiungere le aree interne e e i soccorsi ci impiegavano 24 ore per fare 100 km chilometri, perché le strade erano franate, erano strette e tutti volevano andare e quindi c’era una difficoltà di raggiungere l’aria. All’epoca era difficile pure capire qual era l’epicentro, poi dopo una settimana si capì che era sulla sella di Conza ed era quella era l’aria dove c’era stata la devastazione.»
Simbolico e rappresentativo del sisma del 1980 fu la prima pagina del Mattino che chiedeva ai soccorritori di “Fare Presto”. “Il presidente Pertini che nelle aree terremotate invocò gli enti a fare presto anche lui proprio perché non si aveva un quadro chiaro per il mancato coordinamento. Ognuno faceva a modo suo e non c’era una figura, che oggi invece assicura la Protezione Civile di coordinamento Zamberletti, che ho avuto il piacere di conoscere e di collaborare con lui nelle mie attività di Protezione Civile, mi ha sempre raccontato, del terremoto irpino del 1980 come un’esperienza assolutamente formativa per capire quante carenze ci possono essere quando si manifesta una maxi emergenza, che interessa una area molto vasta. Ricordiamoci che quel terremoto interessò la Campania, la Basilicata, una parte della Puglia, un areale molto vasto che era difficile da gestire perché le esigenze erano plurime».
Oltre la mostra allestita nel centro del capoluogo irpino il Capo della protezione civile della Campania annuncia altre iniziative per ricordare la tragedia del 23 novembre del 1980.«Il 28 dicembre iniziamo con quella che poi sarà l’inaugurazione ufficiale della nostra mostra dei terremoti. Verrà il capo dipartimento della protezione civile nazionale Fabio Ciciliano e in quell’occasione abbiamo creato un incontro con il sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi, il paese simbolo del terremoto dell’Irpinia, con il sindaco di Norcia e il sindaco di Arquata del Tronto che hanno subito il terremoto dell’Italia centrale nel 2016. Sarà un momento di confronto tra i sindaci e autorità ed esperti anche per fare un parallelismo tra la gestione dell’emergenza tra epoche in cui c’è o non c’era il sistema di protezione civile».



