Mantenere viva la memoria di una pagina dolorosa della storia di Solofra, perchè le nuove generazioni non dimentichino. E’ il senso del docufilm di Vincenzo De Luca “Quando da bambino consegnavo il pane. Le internate di via Misericordia a Solofra”, presentato presso la Sala Maggiore del Comune di Solofra nel corso di un incontro organizzato dalla Fondazione De Chiara De Maio, in collaborazione con la Fondazione Giorgio Perlasca e il Comune di Solofra. A rivivere la storia vera di alcune donne recluse in un edificio a Solofra durante la Seconda Guerra Mondiale, perché antifasciste e ritenute dal regime particolarmente pericolose. Donne di diverse nazionalità ed etnie, anche ebree, bollate genericamente come ‘diverse’, non integrabili nella comunità locale.
A portare il proprio contributo alla giornata Paola Spena, prefetto di Avellino, Nicola Moretti, sindaco di Solofra, Mariangela Vietri, assessore alla cultura, Diodato De Maio, presidente della Fondazione De Chiara De Maio, Fulvia Bacchi, presidente Unic, Vincenzo De Luca, docente e critico d’arte, Franco Perlasca, presidente della Fondazione Giorgio Perlasca, Lucia Petrone, responsabile de centro studi storia locale, Carmine Strocchia, dirigente scolastico I.S. Caravaggio San
Gennaro Vesuviano, Antonio Russo, Sindaco San Gennaro Vesuviano.
E’ il prefetto Paola Spena a sottolineare la necessità di difendere i valori di libertà e uguaglianza “Era stato il sindaco Moretti ad anticipare, in occasione della cerimonia del 27 gennaio, il progetto legato alla riscoperta della memoria locale, a partire dal ricordo del campo che accoglieva le internate, non solo ebree ma donne considerate pericolose del regime affidato ad un docufilm e a una scultura. E’ importante che quest’opera ricordi ogni giorno ai giovani di Solofra i valori di rispetto, uguaglianza e solidarietà sanciti dalla Costituzione, ai quali dobbiamo ispirare la nostra vita. Non era l’unico campo di internamento ospitato in Irpinia. La sua particolarità era che accoglieva donne, non solo di religione ebraica ma anche differenti culture, discriminate e private della libertà. Diventa, dunque, importante ricordare nel segno di quella battaglia per i diritti che porta avanti l’universo femminile. Mi piace sottolineare anche la capacità dell’amministrazione di Solofra di fondere impegno culturale, attenzione ai giovani e sinergia con le istituzioni. La coesione dei territori è un valore dal quale ripartire”
Il sindaco Nicola Moretti sottolinea il valore di cui si carica l’iniziativa, un progetto realizzato in collaborazione con la Fondazione De Maio e con il centro di studi di storia locale “Pochi sapevano dell’esistenza di questo campo, in località Misericordia. Ecco perchè vogliamo trasmettere questa memoria alle nuove generazioni”. E’ l’assessore alla cultura Mariangela Vietri a parlare di una “giornata di alto senso civico. L’impegno delle istituzioni deve essere quello di valorizzare il territorio a partire dal suo patrimonio fatto di arte e storia. Siamo convinti che senza memoria non ci possa essere futuro”
E’ il regista Vincenzo De Luca a spiegare come “Il docufilm è ispirato ai testi di Antonietta Favati e Lucia Petrone. Ad elementi reali come i bombardamenti del 21 settembre 1943, i luoghi e la storia ho affiancato una impalcatura di finzione a partire dal personaggio di Ester, intorno a cui ho creato un favola. Volevo sottolineare come l’educazione passa attraverso il racconto. Inoltre, volevo porre l’accento sulla storia ma non sui personaggi, ecco perchè ho scelto una veduta dal basso e di ricorrere alla metonimia quando appare il volto di Esther, ad apparire per restituire l’idea della sua bellezza è un fiore. Al termine del docufilm appaiono tante scarpette, simbolo di tutte le recluse e della sofferenza di tutte le donne”. Ad impreziosire il docufilm la sceneggiatura di Alessandra De Luca, la voce narrante di Claudio De Palma, mentre le riprese e il montaggio sono a cura di Giovanni D’Errico, l’audio di Agrippino Tucci.
E’ quindi Franco Perlasca a consegnare la testimonianza di suo padre Giorgio, proclamato Giusto tra le nazioni “Si trovava a Budapest per motivi di lavoro. Quando comincia lo sterminio degli ebrei non si volta dall’altra parte, si inventa il ruolo di un diplomatico spagnole e riesce a salvare 5000 ebrei ungheresi. Per anni non ha raccontato nulla neppure alla sua famiglia. Noi familiari sapevamo solo che era stato in Ungheria e aveva visto orrori e crimini terribili ma non immaginavamo che fosse stato protagonista di una simile vicenda. Poi, alla fine degli anni ’80, ho saputo quello che aveva fatto da alcune donne ebrei ungheresi e la storia è venuta fuori nella sua interezza. Ed è stato proprio uno degli uomini da lui salvati a farmi capire la scelta del silenzio poichè i giusti, a differenza degli eroi, ritengono solo di aver fatto il loro dovere, il giusto compie ciò che ritiene giusto ma poi torna alla vita di tutti i giorni. In una risposta al giornalista Minoli spiegherà che è fondamentale consegnare la memoria per conoscere ciò che è successo e saper opporsi”
Lucia Petrone del centro studi pone l’accento sull’umanità dimostrata dalla comunità di Solofra nell’esecuzione delle leggi imposte dallo Stato. “Nel 1943 il questore emana una circolare in cui impone di rispettare gli usi delle ebree recluse nei campi di internamento, una disposizione che si carica di un valore di grande rispetto”. Spiega “come i solofrani non volevano ricordare, troppo era il dolore. Ma dopo la liberazione delle donne, molte di loro sono state accolte nelle nostre famiglie, sono diventate parte della comunità. E quel che è certo è che tutte le valigie di queste donne sono tornate a casa”
Il sindaco di San Gennaro Russo sottolinea come il progetto sia nato abbracciando anche i comuni vicini in collaborazione con la Fondazione De Maio per promuovere i valori di legalità a partire dal fiore all’occhiello del territorio che è l’istituto Caravaggio
Diodato De Maio ricorda l’impegno della fondazione per il recupero del patrimonio storico-artistico “Per la prima volta ci siamo occupati del recupero di un patrimonio legato alla memoria storica del territorio e siamo orgogliosi di questo progetto”.
Quindi è la volta dell’inaugurazione della piazzetta della Memoria e della scultura “Ester e il bambino” del maestro Antonio Teodorico Avello e delle allieve Milena D’Avino e Aurora
Donnarumma del Liceo Artistico Caravaggio di San Gennaro Vesuviano, con il coordinamento del dirigente scolastico prof. Carmine Strocchia.
Tocca quindi a Milena e Aurora illustrare la scultura che simboleggia “tormento, dolore, morte e ricordo. Il riferimento è ai milioni di ebrei che nei campi erano costretti ai lavori forzati, alle famiglie divise e massacrate. Siamo partiti dal film del 1955 ‘Marcellino pane e vino’, al Cristo abbiamo sostituito la figura di una donna che simboleggia un’internata e la bimba che le porge il pane. Una ruota d’ingragnaggio richiama le fabbriche di Solofra, le scarpe sono un riferimento alle prigioniere di tutti i campi di concentrameno”
Una cerimonia, quella dell’inaugurazione della scultura, resa ancora più toccante dall’esibizione della Fanfara.