Il futuro degli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis è una partita a scacchi tra la dirigenza della casa automobilistica e il governo italiano. Lo scontro si è spostato sui tavoli tematici organizzati dall’esecutivo, con la presenza dei sindacati, per analizzare la situazione specifica degli indotti sparsi lungo lo Stivale.
«Il governo ha già dato, ha messo in campo una politica per l’auto, come cambiare la politica europea sul settore, ha realizzato un piano di incentivi. Ora tocca all’azienda adattare il suo piano industriale: capisco che Carlos Tavares tuteli gli interessi degli azionisti, ma il governo tutela quelli degli italiani», così il ministro delle Imprese Aldo Urso a margine di un incontro per discutere della fabbrica di Melfi (Potenza) disertato da Tavares. Defezione che ha fatto andare su tutte le furie le sigle sindacali.
Il ministro fa probabilmente riferimento, tra le righe, alla minaccia molto poco velata, del numero uno di Stellantis quando, nel chiedere uno sforzo al governo sugli incentivi per l’acquisto delle auto elettriche, ha aperto alla possibilità di un abbandono delle fabbriche italiane.
La presunta calma apparente nasconde il clima sempre più teso in tutti i principali stabilimenti del Paese. In un momento storico nel quale il gruppo Stellantis ha pianificato investimenti da effettuare, tra il 2025 e il 2030, in America del Sud, per 5,6 miliardi, in Italia va avanti la campagna di incentivi per le uscite volontarie. Gli incoraggiamenti saranno resi pubblici il 15 aprile, quando partirà per i dipendenti, di tutti gli impianti, la sessione della firma ufficiale di dimissioni.
Su Torino e provincia, gli esuberi ufficializzati da Stellantis ai sindacati metalmeccanici sono 1.520 che saranno interpellati per un’uscita volontaria anticipata dall’universo della fabbrica nata dalla fusione tra Psa e Fca. Su un totale di circa 12mila dipendenti complessivi nelle varie articolazioni del gruppo, da Mirafiori alle realtà satellite.
Non va di certo meglio in Campania e Basilicata: 500 da Melfi, 424 a Pomigliano, 100 da Pratola Serra. Se per lo stabilimento della Valle del Sabato il futuro a medio termine è stato assicurato dalla produzione dei motori endotermici EURO 7, nello storico impianto della provincia di Napoli l’avvenire è ancora tutto da decifrare.
Per Pomigliano, fino al 2027, ci sarà la produzione della Pandina ibrida. Per entrambi gli stabilimenti campani non si va oltre una prospettiva di 6-7 anni. Qual è la strategia di Carlos Tavares per l’Italia?
L’altra faccia della medaglia ci racconta un governo a trazione centrodestra che, almeno sino ad oggi, non ha messo in campo una chiara visione di politica industriale, risvegliatosi solo in seguito alle stilettate lanciate dal numero uno dell’azienda automobilistica. Nel mentre, l’asse si sposta tra Francia e Serbia.