C’è una situazione paradossale allo stabilimento Stellantis di Pratola Serra: nonostante l’investimento sul motore diesel Euro 7 che ha permesso di portare ai minimi storici i contratti di solidarietà e la cassa integrazione, il gruppo continua ad investire sugli incoraggiamenti per le uscite volontarie.
Un piano industriale – quello dei motori Euro 7, ndr – che dà sicuramente un’iniezione di fiducia all’indotto che tra i 1680 effettivi e ditte satellite occupa circa 1800 persone.
Ma fino a quando? Alla scadenza del 2030, quando saranno ormai obsoleti e vietati i motori diesel in tutta Europa. Oltre, il buio. Il governo non prevede una politica industriale capace di garantire a lungo termine l’occupazione lavorativa.
Se da un lato, a Pratola Serra, l’occupazione sarà garantita, l’altro lato della medaglia racconta di 100 uscite volontarie, che rientrano nella politica di incentivi alle uscite e al pensionamento anticipato promosso dall’amministratore unico del gruppo, Carlos Tavares.
Negli altri stabilimenti italiani la situazione di certo non è migliore: 1.560 uscite da Mirafiori, pari a oltre il 10% dei dipendenti, 850 da Cassino,500 da Melfi, 424 a Pomigliano, 121 a Termoli, 100 da Pratola Serra, 30 a Cento, 12 a Verrone. Per un totale di 3.597 uscite volontarie.
Una crisi velata, come sottolineato dal segretario Fiom-Cgil Avellino Giuseppe Morsa: «La crisi c’è ed è costante. La risposta di Stellantis a nostro avviso è insufficiente. C’è un piano industriale che prevede la produzione di motori diesel per i prossimi anni. Questo cozza con i numeri di occupati che sono sempre di meno. La nostra preoccupazione è sul carico di lavoro al quale saranno sottoposti gli operai e, soprattutto, non c’è un piano industriale a lunga gittata».
Il ministro per le Imprese Adolfo Urso ha convocato in questi giorni i tavoli tematici su tutti i principali stabilimenti italiani. Per Pratola Serra, ancora nulla in agenda.
«Per Pratola Serra – conferma Morsa – ancora non è stato programmato il tavolo con il ministero delle Imprese. Lo abbiamo richiesto e continueremo a farlo fino a quando non avremo delle risposte adeguate».