di Pasqualina Zampano
La tradizione diaristica confluisce nella narrazione di fenomeni storici e sociali; quando le esperienze di guerra accomunano una o più generazioni, allora, le lotte, le vittorie, la fame, il nemico appartengono alla vita di ciascuno . La letteratura, la saggistica attingono al patrimonio epistolare, fotografico, memoriale, diventando voce corale. Un progetto ideato nel 1984 a Pieve Santo Stefano focalizza le attività di ricerca, studio, selezione su un archivio di diari, di testimonianze scritte, intime, inedite, di varie epoche, che vengono raccolte , catalogate, divulgate attraverso le opere di scrittori, giornalisti storici. Dall’ Archivio e dal Premio Pieve, Miriam Mafai e Luigi Ganapini colgono spunti nell’ opera della nostra irpina Amalia Righelli, vissuta nel XX secolo tra l’ Alta Irpinia, Avellino, Roma, Sansepolcro. La storia della sua vita ne “La casa ottagonale” della suocera, l’ infanzia in Irpinia , la
Seconda Guerra Mondiale-” Memoria episodica e semantica ” ( pubblicata nel 1987) – accolgono ricordi familiari ed esperienze belliche, approdate nella narrativa di ” Pane nero ” e ” Voci della guerra civile”. E ‘ precoce la morte del padre, farmacista a Cairano, poi Direttore della Società Trasporti Sita e infine Segretario Capo del Comune di Avellino. Uno spirito libero, sottotenente farmacista nella Compagnia di Sanità durante la Prima Guerra Mondiale. Come Direttore della Sita aveva diritto all’ auto: una Fiat Torpedo decappottabile ,con cui la famiglia andava in visita alla zia materna , Amalia, ad Andretta.
La famiglia della madre di Amalia era possidente, aveva lasciato alla donna una ricca dote in terre a Cairano. A Pasqua l’ auto, guidata dallo chauffeur, percorreva le strade dei borghi fino al palazzo signorile della zia ; le donne ,sedute davanti alle case, spostavano le sedie al passaggio della Torpedo. Se il viaggio terminava di sera, Amalia si spaventava per il buio e per i racconti dei briganti narrati dalla madre : quando la nonna materna da Teora andò in sposa a cavallo a Cairano, fu rischioso il trasporto del corredo nei bauli sul bestiame. È ancora l’ Irpinia , il fulcro dei ricordi della prima infanzia: nelle pagine di memoria familiare compare il delitto d’ onore di cui fu vittima l’ unico zio paterno. In piazza, durante un comizio, l’ ex amante del giovane ragazzo ,ripudiata dal marito tradito, aveva sparato ,uccidendo lo zio della piccola Amalia, salva per miracolo.
La terra delle origini fu lasciata dopo la morte del giovane padre nell’ abitazione in Corso Vittorio Emanuele ad Avellino, dove erano i soli ad avere un telefono in casa, a manovella. Gli anni della guerra furono vissuti a Sansepolcro ,nella casa sulla collina ,che divenne rifugio di partigiani e poi di tedeschi in ritirata.
Miriam Mafai, n giuria al Premio Pieve 1987, riprenderà nella propria opera alcune delle memorie pubblicate dalla Righelli. La vita tranquilla a Sansepolcro , quando ancora la guerra era lontana, permetteva di ospitare famiglie di illustri sfollati; si prendeva il tè, si giocava a carte e si facevano giri in bicicletta. Amalia aveva sposato un ufficiale di aviazione e si era trasferita dalla suocera : erano tutti sfollati ,ma in campagna si riusciva a vivere ancora bene.
Poi, all’ avanzare del fronte, anche lei, insieme ai civili del luogo, fu costretta ad incamminarsi verso le montagne, ma il gruppo di donne e bambini fu intercettato dai Tedeschi e imprigionato in una chiesa . La fame, la disperazione , la dignità ferita rendevano gli uomini feroci , Amalia aveva con sé la propria figlia ed era in attesa di un altro bambino, aveva dolori, era affamata ma, in cambio di un pollo, non volle vendere il proprio foulard di seta. Le sarebbe servito per coprire il nascituro…