Ricordare il terremoto non significa soltanto commemorare un evento tragico, ma assumere un impegno collettivo verso la prevenzione e la sicurezza. Ogni anno, mentre rinnoviamo il dolore per le vittime, abbiamo il dovere di trasformare quella memoria in responsabilità e consapevolezza. E’ il messaggio del comandante dei Vigili del Fuoco di Avellino, Mario Bellizzi, durante l’iniziativa che si è tenuta questa mattina al teatro Gesualdo, dal titolo Fate Presto.
“Fare memoria significa costruire futuro: significa aiutare le giovani generazioni a conoscere il passato e a prepararsi con consapevolezza ad affrontare le emergenze di domani
Per Bellizzi, la prevenzione non è un atto che si esaurisce in un protocollo. È una cultura. È una forma mentis che deve accompagnare il nostro modo di vivere il territorio. Significa conoscere i rischi, riconoscerli in tempo, adottare comportamenti corretti e sviluppare sistemi efficienti di risposta. E significa, soprattutto, educare: educare i cittadini, educare i giovani, educare le comunità a una sicurezza partecipata. La scuola deve rappresentare il primo presidio di protezione civile. I ragazzi, oggi più che mai, devono essere messi nelle condizioni di comprendere la fragilità del nostro patrimonio territoriale e la necessità di adottare comportamenti sicuri. I progetti formativi, le esercitazioni, l’educazione alla gestione dell’emergenza non sono attività accessorie: sono investimenti. Investimenti sul futuro della nostra comunità.
Dobbiamo far sì che la memoria del terremoto diventi energia per un territorio più resiliente. Una memoria che non resti confinata nella celebrazione, ma che si traduca in azioni concrete: piani di emergenza aggiornati, edifici sicuri, tecnologie avanzate, coordinamento tra istituzioni, formazione continua dei volontari e dei cittadini.
Oggi ricordiamo ciò che il sisma ha distrutto, ma vogliamo anche ricordare ciò che da quella tragedia abbiamo imparato. La solidarietà, la collaborazione e il senso di responsabilità che emersero allora devono continuare a guidarci.
La sicurezza non è mai un traguardo acquisito: è un percorso da rinnovare ogni giorno. Solo così possiamo onorare davvero la memoria del passato e garantire ai nostri figli un futuro più sicuro.»
Secondo il commissario straordinario per il Comune di Avellino, Giuliana Perrotta, “non esiste una strategia di prevenzione che possa dirsi completa se si limita alla dimensione tecnica o procedurale. La prevenzione, infatti, non è soltanto un insieme di norme: è un valore, uno stile di governo, uno stile di vita. È soprattutto la capacità di guardare al futuro affinché la sicurezza delle nostre comunità non sia mai affidata al caso.
Questa capacità nasce quando la memoria storica diventa parte integrante della coscienza collettiva, rendendo una comunità vigile, responsabile e consapevole.
La numerosa partecipazione di cittadini e studenti rappresenta un segno di incoraggiamento importante: testimonia che c’è ancora chi non rinuncia a costruire un futuro più sicuro e più consapevole. Auspico che le riflessioni di oggi possano trasformarsi in azioni concrete, in percorsi condivisi, in scelte di responsabilità. Dobbiamo onorare la memoria di chi non c’è più facendo in modo che il futuro dei nostri figli sia protetto da una comunità più attenta e preparata”.
Ad intervenire anche Fabio Ciciliano, Capo Dipartimento Protezione Civile: “Questo è un territorio fragile, ma non lo scopriamo certo oggi. Io stesso ero presente qui in occasione dell’evento sismico di poche settimane fa. Purtroppo molti comuni non dispongono ancora di un piano di protezione civile aggiornato. E senza prevenzione si finisce inevitabilmente per ragionare sempre e soltanto in termini di emergenza”.
E su Montevergine: “La protezione civile, insieme alla Provincia e all’Abate, si è subito attivata per il ripristino della viabilità. La parte tecnica è attualmente in valutazione: parliamo di circa 600 metri cubi di terreno coinvolto”.
“La gestione ordinaria del territorio – aggiunge – è ciò che garantisce la normalità della vita quotidiana. Non possiamo continuare a intervenire solo in emergenza: servono visione e interventi di lungo periodo, una nuova cultura del territorio. Diversamente, i costi economici, sociali e ambientali continueranno a essere altissimi. Fare presto dovrebbe significare “fare bene”, ma soprattutto essere pronti”.
Infine il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “In pochi secondi, quel 23 novembre, il sisma cancellò interi paesi, segni identitari e paesaggi caratteristici, lasciando dietro di sé una scia di morte e distruzione. Fu una tragedia immensa: quasi tremila vittime, decine di migliaia di feriti, una moltitudine di sfollati.
Oggi non celebriamo soltanto una ricorrenza. A quarantacinque anni da quell’evento, ci ritroviamo per rinnovare una memoria collettiva che appartiene non solo alle popolazioni colpite, ma all’intera comunità nazionale. E permettetemi, parlo non solo da Ministro dell’Interno, ma da figlio di questa terra, di ricordare che l’Irpinia ha conosciuto il dolore e lo smarrimento, ma anche la dignità, il coraggio e una straordinaria capacità di rialzarsi. Qualità che rappresentano tuttora un esempio per tutto il Paese.
La data del 23 novembre non è soltanto una pagina di storia. È stata uno spartiacque che ha generato un nuovo senso di solidarietà nazionale, una rinnovata responsabilità verso la prevenzione, nuovi sistemi di protezione civile e una visione più moderna della sicurezza del territorio.
Tuttavia, accanto ai progressi, abbiamo il dovere di ricordare anche ciò che non ha funzionato: i ritardi, le mancanze, ciò che non è arrivato o è arrivato in modo insufficiente. Perché la memoria vera non è commemorazione rituale; è consapevolezza e onestà, condizioni necessarie per non ripetere gli errori del passato.
Il mio pensiero, oggi, va prima di tutto alle migliaia di vittime e ai paesi colpiti. E raccolgo l’invito dei sindaci, come ha ricordato il prefetto Siciliano, a mantenere viva la responsabilità delle istituzioni quale parte essenziale del sistema di protezione del territorio”.
Il ministro Piantedosi a margine dell’incontro
“Sono stato testimone, in quanto irpino, del terremoto del 1980: all’epoca ero quasi maggiorenne, ho ricordi molto nitidi di quella che fu una grande tragedia”: così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, questa mattina presente al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino nell’ambito della inaugurazione di una mostra fotografica dedicata al sisma. “L’Irpinia – ha aggiunto il ministro – dette una grande prova risollevandosi. E’ anche una storia di riscatto. Troppo a lungo se ne è parlato con dei tratti non sempre positivi, ma quello che rimane adesso a distanza di tempo, lo vediamo in queste fotografie: è il riscatto di un popolo che ha saputo dimostrare tutta la sua tenacia, la sua volontà, la sua voglia di rialzarsi. Anche a livello nazionale fu uno spartiacque, perché da allora nacque, in prosecuzione con quello che era già stato già avviato col terremoto del Friuli, la Protezione Civile Nazionale”.
“Questa mostra che inauguriamo oggi è un modo anche per ricordare figure storiche di quella pagina, come il commissario straordinario Zamberletti. Fu lui a battezzare quella Protezione Civile che oggi ci porta ad avere una delle istituzioni del settore migliori al mondo, insieme al nostro corpo nazionale dei vigili del fuoco”.
E proprio in tema di protezione civile si è registrata in questi giorni la frana lungo la strada per Montevergine: “E’ una situazione molto complicata – ha detto Piantedosi – anche se per fortuna non ha fatto registrare feriti. Interrompe un tratto viario molto importante per l’accesso all’Abbazia di Montevergine. Oggi qui c’è anche il capo della protezione civile Ciciliano, e con lui faremo il punto della situazione. Ho dato la mia disponibilità alla Provincia, assicurando tutto il supporto possibile per un immediato ripristino del tratto viario e per le operazioni di contenimento del fenomeno di dissesto”.





