“Ero nel palazzo del governo di Avellino, più esattamente nel circolo della stampa, e stavo attraversando il salone che ospitava, come sempre, una mostra d’arte. Ricordo vividamente la scena dei cavalletti di appoggio dei quadri che si sollevarono tutti contemporaneamente dal suolo”.
E’ il racconto di Gianfranco Rotondi, presidente della Dc e parlamentare eletto in quota Fratelli d’Italia che parla in una intervista rilasciata a “Nuove Cronache”.
“Pensammo a una bomba, e uscimmo tutti abbracciati. La ricostruzione post-sisma non è stata adeguata, la prevenzione è ancora tutta da programmare. Si sono ricostruite le case cadute ma non si è fatto nulla per quelle che possono cadere, penso all’edilizia vetusta che ha retto l’urto del 1980 ma difficilmente potrà sfidare il tempo futuro in una zona ad alto rischio sismico”, dice Rotondi.
Che parla anche dell’attuale situazione dell’Irpinia: “Lo spopolamento è un fenomeno mondiale e non recente: la gente lascia le campagne e va verso le aree metropolitane, in cerca di lavoro e migliore qualità di vita. Ora la tendenza inizia a investirsi, a causa della crisi economica e del costo sempre maggiore della vita nelle grandi aree urbane.
Il Covid ragiona Rotondi – ci ha suggerito una via di sviluppo per il Mezzogiorno e le aree interne: lo smartworking permette una vera e propria rivoluzione nella organizzazione e nella dislocazione delle forze lavoro. Si pensi a quale qualità di vita e potere di acquisto si consegnerebbe ai dipendenti pubblici di primo accesso consentendo la dislocazione periferica di risorse concentrate oggi a Roma. Peraltro negli ultimi concorsi si è verificato uno scorrimento abnorme delle graduatorie, perché molti vincitori si sono rifiutati di prendere servizio a Roma, dove vitto e alloggio costano più dello stipendio”, conclude.