Chi lo ha incrociato ha notato che il governatore Vincenzo De Luca era scuro in volto, questa sera dopo l’incontro con i suoi consiglieri regionali di maggioranza. Non tutti si sono presentati. All’ordine del giorno la questione terzo mandato. De Luca aveva chiesto ai suoi di prendere una posizione chiara, netta, determinata, di dirsi pubblicamente per il sì.
Per i dem si tratta di mettersi contro il partito, tenendo in conto che la segretaria nazionale Elly Schlein, nei giorni scorsi, è stata categorica: se si sostiene il terzo mandato si è fuori dal Pd. Insomma c’è poco da scherzare, da tergiversare restando con un piede in due scarpe.
O si è con De Luca ricandidato per la terza volta oppure bisogna riconsegnare la tessera. Per un consigliere regionale alla vigilia delle elezioni la scelta è complicata: o perdere credibilità agli occhi del governatore, farselo nemico, rinunciare ad un minimo sindacale di agibilità politica, essere tagliato fuori dall’apparato di potere deluchiano; oppure rinunciare ad un partito di riferimento, al Pd. Vale a dire che chi si ricandida a Santa Lucia dovrà presentarsi senza simbolo, senza sponsor. Magari in caso di vittoria avrebbe comunque un poco di potere di gestione, ma se sconfitto, senza il partito, sarebbe un volto anonimo, una anima morta, per usare una espressione cara al governatore.
E allora, alla chiamata di De Luca, oggi, non tutti hanno risposto.
La guerra tra il Pd e De Luca è dichiarata. Schlein promette che non farà sconti e il governatore neppure cede il passo. La segreteria ha sposato la linea dell’intransigenza, dell’ortodossia all’ideale del rinnovamento, costi quel costi. Magari il prezzo è perdere le regionali in Campania, regalare la vittoria al centrodestra. Poco importa. Schlein ha dichiarato che nessuno è indispensabile.
Neppure il governatore con il suo pacchetto di voti, con il potere che gli deriva da una gestione capillare e infallibile del sistema politico e amministrativo della Campania, dei Comuni e degli enti. Per Schlein, De Luca può andare a farsi benedire. Fino all’anno prossimo ci sarà tutto il tempo per rimettere insieme i cocci del centrosinistra, del campo largo pentastellato della Campania. De Luca di fronte all’offensiva kamikaze di Schlein si sarà un tantino preoccupato, più che altro irritato e ha convocato i consiglieri per essere rassicurato che sarebbero stati con lui fino all’ultimo.
Non tutti hanno avuto il coraggio o la spregiudicatezza di confermargli una fedeltà incondizionata. Che altro avrebbero potuto fare? Del resto manca ancora un anno. Intanto significa rinunciare alla tessera Pd.
Si vedrà. Domenica il governatore sarà ospite alla festa dell’Unità del Pd irpino. Potrebbe essere l’occasione per fare chiarezza, per ripetere che la segretaria non può decidere da Roma che cosa succede a Napoli, che se è così tanto vale stracciare la tessera dem.
All’incontro di Avellino la voce del Nazareno sarà il senatore Antonio Misiani, commissario del Pd in Campania, che invece dovrà ripetere la regola della segreteria: per un De Luca tris non c’è posto. Ma ci vuole coraggio.