Non risponde, forse per scaramanzia, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a chi gli chiede cosa si aspetti dalla Corte costituzionale che domani si pronuncerà sul ricorso contro la legge regionale sul terzo mandato, la norma approvata dal consiglio regionale della Campania lo scorso 5 novembre che permette al governatore di ricandidarsi.
Domani ci sarà l’udienza pubblica della Consulta: i giudici dovranno pronunciarsi sulla legittimità della norma (articolo 1, comma 1) della legge 16/2024 della Regione Campania, più precisamente sulla parte della legge che contiene “Disposizioni in materia di ineleggibilità alla carica di presidente della Giunta regionale”.
La norma oggetto del ricorso “esclude dal computo dei mandati rilevanti, ai fini dell’applicazione del principio del divieto di terzo mandato consecutivo per i presidenti di Regione eletti a suffragio universale e diretto, quelli precedenti a mandato in corso all’entrata in vigore della legge regionale”. De Luca può oggi allora ricandidarsi. Ma la presidenza del Consiglio dei ministri ha fatto ricorso alla Corte costituzionale, osservando che “il divieto di terzo mandato, questa volta in maniera esplicita e specifica, produce il solo effetto di far decorrere ‘ex novo’ il computo dei mandati, privando di efficacia e sterilizzando quelli già svolti, ad eccezione di quello in corso. In questo modo – si legge nel ricorso – si genera un quadro elusivo in base al quale una nuova legiferazione regionale in materia, che è iniziativa in astratto di certo non preclusa ai Consigli regionali, avrebbe l’effetto di rendere irrilevante lo svolgimento di mandati già effettuati dal singolo soggetto di volta in volta interessato.
Secondo Palazzo Chigi, la norma è incostituzionale, per violazione dell’articolo 122 della Costituzione (inerente l’elezione del presidente della Giunta regionale) e “per contrasto” con i principi sanciti dagli articoli 3 e 51 (‘uguaglianza e ragionevolezza’ e ‘uguaglianza nell’accesso alle cariche elettive’) della Costituzione.
Il governo richiama quanto previsto dalla legge del 165/2004, “Disposizioni di attuazione dell’articolo 122, primo comma, della Costituzione” approvata durante il governo Berlusconi. All’articolo 2, la legge stabilisce infatti che “le regioni disciplinano con legge i casi di ineleggibilità, specificamente individuati, di cui all’articolo 122, primo comma, della Costituzione, nei limiti dei seguenti principi fondamentali…”, tra cui al punto F “la previsione della non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del Presidente della Giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto sulla base della normativa regionale adottata in materia”.
Secondo il governo la legge 165 del 2 luglio 2004 fissa un limite di due mandati consecutivi per i governatori di regione, votati dagli elettori a suffragio universale per elezione diretta dal 1999.
Per la Regione Campania invece affinché il divieto dei due mandati abbia valore è necessario che ciascuna regione si doti di una legislazione specifica che recepisce la norma di principio della Stato.
Ancora.
Secondo altri giuristi, la legge Salva De Luca potrebbe essere considerata incostituzionale perché la Campania ha già una norma che disciplina le elezioni regionali fatta approvare da Antonio Bassolino nel 2009: il vincolo dei due mandati sarebbe in vigore anche se non specificato perché previsto dalla normativa nazionale a cui il testo regionale fa riferimento. La nuova legge regionale di De Luca sarebbe un evidente un escamotage per aggirare, eludere il divieto dei tre mandati.
C’è poi il dato politico.
La risoluzione del caso De Luca avrà effetto non solo ovviamente sulla indicazione dei candidati a presidente e sulla configurazione delle alleanze per le regionali della Campania ma anche in Veneto, dove Luca Zaia pure pensa ad un terzo mandato, ovvero ad un quarto, dopo che ha ottenuto già il tris per mezzo di una norma simile a quella della Campania.
E la Lega torna sulla vicenda: “Permettere ai cittadini di poter continuare a scegliere un bravo sindaco, un bravo amministratore, un bravo governatore, secondo me è logico. Purtroppo c’è solo la Lega che la pensa così perché tutti gli altri a destra e a sinistra la pensano in maniera contraria e quindi ne prendiamo atto”. Così il ministro delle Infrastrutture e Trasporti e leader della Lega, Matteo Salvini: “La Lega ha i governatori più apprezzati dai cittadini in tutta Italia, questo per me è motivo di orgoglio”.