«In queste settimane siamo mobilitati sul tema dell’autonomia differenziata, sul referendum abrogativo della legge Calderoli. E siamo molto concentrati, anche per cercare di capire che capacità avremo nella raccolta delle firme». Il parlamentare del Pd, l’irpino Toni Ricciardi, punta l’attenzione sull’impegno che ha avuto una forte accelerata negli ultimi giorni, con l’attivazione della piattaforma digitale sul sito del ministero della Giustizia per la firma online del referendum. Obiettivo, 500mila firme. Ora si contano quasi 300mila firme, oltre la metà di quelle richieste. La raccolta è partita lo scorso 20 luglio, e va avanti anche con i gazebo che di volta in volta vengono allestiti in tutta Italia.
Alla campagna, lanciata da Cgil, Uil e da un ampio numero di associazioni, hanno aderito tutte le forze di opposizione in Parlamento.
Il quesito: “Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”?
Onorevole Ricciardi, se provassimo a dire aree interne e autonomia differenziata…
«E sì, una chiave di lettura potrebbe essere propria quella delle aree interne, che dal Nord al Sud vivono le sofferenze tipiche delle zone marginali. Siamo mobilitati per ribaltare la logica dello Spacca-Italia. Un impegno molto intenso, che sto sostenendo assieme a quello della fiscalità di vantaggio per gli operatori sanitari che decidono di restare negli ospedali di periferia».
E cioé?
«Ogni anno che fai ti vale il doppio. E’ passato come emendamento ed ora è inserito in uno dei provvedimenti sulla sanità. Sono tutti interventi che non hanno grossa risonanza ma che cercano di dare una soluzione. Vorrei anche ricordare la questione del finanziamento alla piattaforma logistica: un caso che feci scoppiare io, ma sono l’unico a non parlarne, nel gran vociare di queste ore. Parlano gli atti parlamentari, invece. Serve poco fare chiasso. L’opposizione è quella che fa da pungolo, che spinge la maggioranza a intercettare le risorse, a cercare le soluzioni».
Torniamo all’Autonomia differenziata.
«Ripeto, siamo molto concentrati perché, insisto, da Belluno a Cuneo ad Arigento, saranno le aree interne del paese ad essere maggiormente penalizzate».
Gli scettici pensano ad una strumentalizzazione politica.
«Non è strumentalizzazione, anzi. L’autonomia si regge su elementi chiave: il primo, la demagogia. E’ chiaro che la quantità di persone determina la quantità di gettito e di servizi che devi erogare.
Secondo punto, il tessuto socio economico: non puoi pensare di colmare 160 anni di gap. Il regionalismo competitivo è una grande boutade. Anche in tutta la fase delle audizioni si è fatto un gran discutere sui Lep, i livelli essenziali, ma chi li stabilisce? Chi stabilisce come dare ossigeno a questo o a quel territorio? Lo stato deve garantire uguali risorse proporzionate alle necessità, così invece è un appiattimento generalizzato. E poi non ci sono nemmeno i Lep».