E’ stato il mistero della fede per tanti, per migliaia di persone. Ha segnato un’epoca, ma è una storia che non si è mai interrotta, ad Atripalda. Chi è nato e cresciuto nella cittadina del Sabato sa che quella del Volto Santo è una pagina molto importante della vita religiosa e sociale, e che, in una indicibile emozione, è tornata ad essere aperta, quando il parroco don Luca Monti ha esposto la teca di quel volto, nella chiesa Madre.
Gli atripaldesi hanno rivisto, alla vigilia della grande festa per il patrono San Sabino, quel volto che negli anni sessanta ha richiamato migliaia di persone a via Belli, a pochi passi dalla chiesa Madre e dal convento di Santa Maria della Purità. In questa strada, per anni credenti e laici hanno sfilato in pellegrinaggio, perché quell’immagine, per tre volte nel tempo, si diceva che trasudasse sangue. Chi gridava il miracolo, chi assicurava di aver ricevuto la grazia, chi non ha mai creduto alla veridicità di una manifestazione sulla quale neanche la Chiesa ha mai espresso una posizione.
L’effige è stata custodita nel tempo con amore e devozione, prima dalle suore, poi nella stessa chiesa di Sant’Ippolisto dove oggi è ricomparsa alla vista e al cuore dei fedeli. Una emozione, oggi come ieri, sia per i credenti, sia per i laici.