di Virgilio Iandiorio
Un mio compaesano, scomparso da qualche anno in età abbastanza giovane, soleva dire ” tutto previsto”, dinanzi ad episodi non sempre gradevoli, come ne avvengono nella vita di paese. Sabatino, questo il suo nome, in maniera intuitiva si rifaceva ad una tradizione antica, ad una cultura storica, che nel Regno di Napoli ci trasmettiamo di padre in figlio, senza nemmeno rendercene conto.
Nella seconda metà del Settecento Ginesio Grimaldi, autore, insieme al fratello Gregorio, di una monumentale raccolta delle leggi e dei magistrati del Regno di Napoli, nella prefazione ad uno dei volumi (ben dodici) così scrive: “Nel poner mano all’istoria del lungo regnare del re Filippo IV, [re di Spagna e di Napoli (1605-1665)] le tanto avvenute peripezie, che non poco molestarono il nostro Regno, nella mia mente rivolgendomi avvidi, che troppo vera sia la massima, che chi talento abbia, quando semplicemente considerar volesse la natura umana, di leggieri indivinarebbe la passata Storia, e tutta la futura, senza aver mai inteso parlare degli avvenuti fatti. Per conoscere questa verità basterebbe il riflettere, che gli uomini tutti siano un composto d’ignoranza, di credulità, di vanità, di ambizione e di malizia, e sovente di poco buon senno e probità e pur questa è una piccola dose in rapporto a tutti gli altri ingredienti, che per effetto del peccato ne risponde sempre la nostra corrotta natura”.
E più avanti il nostro Grimaldi sottolinea: “Su questo proposito ben si adatta quello, che ne avvisa Seneca, che Iddio per vendicarsi degli uomini, e discreditare le cose mondane, non ritrovava mezzo migliore, quanto il permettere, che le cariche maggiori si dessero a persone indegne di esercitarle. E scrivesi che i Lacedemoni [i cittadini di Sparta] avessero fatta una legge, con cui si voleva che i Gladiatori, Comici e simili sorti di Persone non potessero essere accusati, né mai ripresi per aver malamente esercitata qualche carica della Repubblica, perché altro da essi non potea attendersi, e gli errori che commettevano imputar si doveano a coloro che ne avevano fatto la scelta”.
Se agli odierni Gladiatori, Comici e simili, che sono al governo al di qua e aldilà dell’Oceano, non possiamo addebitare i pasticci che combinano, perché sono stati da noi eletti, non rimane, a chi li ha voluti, che guardarsi allo specchio per un selfie, non col cellulare, ma espettorando tutto il muco in gola.