Cosa chiediamo alla poesia? Che ci educhi il cuore e renda gentile il nostro modo di stare al mondo. Questo soprattutto ci aspettiamo dalla poesia autentica, e dai poeti veri, quelli che amano intingere la penna nei labirinti dell’anima, e scrutare con le parole l’universo degli altri. Vera Mocella è una poetessa che possiede queste qualità rare.
Vi consiglio di leggere “Tra pietre troppo dure” (L’autore libri Firenze), il suo ultimo libro.
Versi scritti con la grammatica del cuore, pensati con l’emozione che diventa brivido di passioni .
Poesia alta che sa guardare ancora più in alto. Vera è una poetessa che interroga il cielo, e crede nell’immortalità dell’anima. Dai poeti in cerca di Dio, abbiamo molto da imparare. Vera lo è. E con grande umiltà nei suoi versi, che hanno il dono della giusta essenzialità, invita a scavare il muro della terra, e a cercare tra le pietre troppo dure della vita. Tra queste macerie, i cuori torneranno a stupirsi.
Sono felice di aver incontrato Vera Mocella. I suoi versi sicuramente educano il cuore e rendono gentile il nostro modo di stare al mondo. In questa poesia, si incontrano silenzi come pause riflessive in cui cercare l’essenzialità e la naturalezza del fluire esistenziale. Dalla serenità di un silenzio, nasce la poesia di Vera che fa i conti con la vita. Quello che interessa alla poetessa, è cercare il vero tra le sfumature inquiete di tutto quello che accade. “Lottare per essere veri/ respirando il profumo del giorno”. Questa è la sua autentica dichiarazione di poetica, che nasce dalla consapevolezza umile che non ci resta altro da fare che attraversare ungarettianamente il deserto.
Il paesaggio interiore di Mocella, sta tutto nella sua poesia di silenzi e di interrogativi, che incontra una ricchezza spirituale, nella quale l’assertività non si arrende davanti al nichilismo che si impone sempre più come una modo pericolosa.
“La poesia non è magia. Se si può attribuire alla poesia, o a qualsiasi altra forma d’arte, uno scopo ulteriore, questo consiste nel disincantare, e disintossicare, dicendo la verità”. Leggendo i versi di Vera, mi è venuta in mente questa straordinaria definizione di poesia di Auden. Camminando tra le pietre troppo dure dell’esistenza, Vera Mocella attraversa, con grande naturalezza, il campo minato sul quale siamo costretti a vivere. Soprattutto, la sua poesia osa, perché ha l’audacia di chiamare le cose con il proprio nome. A Vera, quello che non manca, è il coraggio di dire: nell’ascolto delle leggi del cuore, la sua poesia anela a una salvezza che tutto crea, in un mondo dove prevalgono gli elementi inquieti di un disastro che, in questi tempi di crisi, tutti avvertiamo.
Davanti alla devastante crisi morale, prima che economica, che stiamo vivendo, la purezza della poesia è l’arma benefica di cui dovremmo avvalerci per cercare di capire tutto il pieno di questo vuoto a cui non possiamo assolutamente arrenderci.
Attraverso “ le feritoie del cuore”, Vera è in cammino verso gli altri, e scrive versi per captare, in questo suo attraversamento, tutti i possibili segnali di una rinascita, in cui non possiamo smettere di credere, soprattutto ora che, tra le pietre troppo dure, si corre il rischio di inciampare, e di precipitare in un baratro infinito.
Vera Mocella crede ciecamente nella parola, il giocattolo che non si deve rompere, se vogliamo ancora vigilare in mezzo a questo caos che tutto inghiotte. La poesia è lottare per cercare di essere più veri. Questo scrive la nostra poetessa, quando intinge la penna nella limpidezza del suo dire, per arrivare ai nostri cuori con una leggerezza gentile, che abbraccia e avvolge tutto, in un messaggio di pace e di amore che nessuna provvisorietà sarà in grado di sconfessare
Nicola Vacca