Il trasferimento del Liceo di Nusco continua a far discutere. La docente di lettere Filomena Marino torna sull’argomento, offrendo diversi spunti di riflessione e indicando anche responsabilità e possibili soluzioni.
Riportiamo qui di seguito le sue considerazioni: «Da giorni si discute – spesso con toni scomposti – del trasferimento forzato di 40 studenti del Liceo da Nusco a Montella. Ma dietro le parole, le accuse, le difese d’ufficio, resta una verità amara: è stato compiuto un vero e proprio tradimento. Un tradimento verso la storia di Nusco, verso la sua identità culturale e verso una comunità scolastica che avrebbe meritato rispetto e ascolto.
Non si tratta solo di trasferire 40 ragazzi, ma di decidere del futuro di una scuola, di un territorio, di un presidio culturale che ha resistito con dignità a tutti i tentativi di marginalizzazione. E questa decisione, come più volte ribadito, non spettava a pochi genitori e a pochi adolescenti. Non spettava né al Sindaco, né alla Dirigente Scolastica, né tantomeno ad accordi stretti tra Comuni, ma alla comunità intera.
E invece tutto è stato consumato nel solco di una vecchia logica padronale: il potere al feudatario di turno, il silenzio ai sudditi. Così si è agito, senza una reale consultazione, senza un’assemblea pubblica, senza uno straccio di confronto. E chi ha osato proporre alternative ragionevoli è stato persino definito inqualificabile.
Ma le alternative c’erano. Eccome se c’erano. Durante l’amministrazione Maiurano, in una situazione analoga, si fece ricorso al Seminario di Nusco: soluzione dignitosa, funzionale, già collaudata. Oggi quegli spazi sono ancora disponibili, e nessuno ha mai fornito una spiegazione credibile sul perché siano stati ignorati.
E non solo: se davvero si fosse voluto evitare lo “spostamento”, si sarebbero potuti ricavare nuovi spazi nella struttura stessa, come avvenuto a Montella già a fine giugno, semplicemente installando pareti in cartongesso negli atri. Di questo tipo sono le aule che ospiteranno “dignitosamente” i nostri alunni. Un intervento rapido, economico, sostenibile in quel di Montella, ma a Nusco, nessuno ha pensato nemmeno a questa ipotesi.
Nel frattempo, si dichiara una improvvisa “sensibilità ” al grido di dolore dei liceali nuscani, come se durante tutti questi anni fossero stati accampati in veri e propri tuguri, e quindi vittime di condizioni indegne. Una narrazione strumentale che nasconde la realtà: i ragazzi per troppo tempo dimenticati oggi solo utilizzati come pretesto per giustificare scelte già fatte. E si invocano grandi parole: Agenda 2030, sostenibilità, valori educativi. Ma usare questi principi come scudo per decisioni autoritarie e calate dall’alto non è solo ipocrisia: è un insulto all’intelligenza di chi la scuola la vive ogni giorno, di chi ama il proprio paese e di chi non tradisce la sua storia.
A Nusco, la scuola è stata violata ed espropriata. Tolta senza diritto, senza trasparenza, senza rispetto. Non per urgenza, ma per calcolo. E chi ha scelto di sacrificare il territorio per logiche estranee all’educazione, dovrà rispondere davanti alla storia, prima ancora che alla comunità. Nusco non dimentica».