Di Gianni Festa
Incontro un cittadino di Avellino che con garbo allunga la mano e stringendola mi dice: ho ascoltato la vostra nota “Il Punto” sull’emittente televisiva Sport Channel e mi complimento per il tono e l’equilibrio dimostrati. Lo ringrazio, e poiché egli fa riferimento a una rubrica quotidiana, gli chiedo quale fosse l’argomento affrontato nei due minuti a mia disposizione. Mi risponde: ma come, la revoca degli arresti domiciliari all’ex sindaco Gianluca Festa. Poi aggiunge: qui non si capisce più niente. Rifletto sul suo dire e mi impegno in più telefonate per capire l’aria che tira. Le risposte che arrivano veleggiano tra un certo clima sospeso, come se da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa di peggio e un parere sulla città che avrebbe necessità di recuperare identità e questione morale. Poi mi fermo per un attimo e mi chiedo: e io che penso? Per quello che può valere la mia riflessione, sarò senza peli sulla lingua, nel solo ed esclusivo interesse della mia città, dopo aver girato un po’ di mondo e averla ritrovata non dico assalita dal degrado, ma… Per quanto riguarda la revoca da parte della Corte di Cassazione degli arresti del primo cittadino, non posso che umanamente valutare la decisione in modo positivo, non senza sottolineare la bravura dei legali dell’ex sindaco, Petrillo e Vannetiello, che sono riusciti, per un probabile errore procedurale, ad ottenere un primo successo. Sapremo, quando saranno rese note le motivazioni della decisione, che cosa è avvenuto. Decisione che non cancella i reati che saranno contestati in sede processuale agli indagati che sono, per legge, innocenti sino a sentenza definitiva.
Per questo, a mio avviso, mi sembrano troppo entusiastiche le dichiarazioni dell’ex sindaco, del quale comprendo lo stato emotivo, nel commentare la decisione della Cassazione. Credo che questo dire sia sopra le righe nei confronti dello stato di diritto, di chi amministra la giustizia e, soprattutto di quei cittadini che avendogli espressa fiducia si sono sentiti traditi, nell’avere appreso le presunte malefatte nei confronti della città. E’ anche comprensibile uno stato emotivo nel momento in cui si esce dal tunnel di una carcerazione durata oltre 150 giorni, ma esagerare nelle dichiarazioni del tipo “ho molte cose da dire, parlerò di tutto”, quando avrebbe potuto e dovuto farlo nella sede opportuna, a me pare eccessivo. Ma Gianluca è fatto così: un po’ populista, sempre sorridente, carattere che gli ha consentito successo che, secondo i magistrati avellinesi, avrebbe usato non sempre per il bene comune.