Nella storica sala stampa del Corriere dell’Irpinia, si è svolto ieri sera il tradizionale incontro di fine anno della redazione, un momento di bilancio, riflessione e scambio di auguri natalizi. Organizzato dal direttore Gianni Festa, l’evento ha riunito personalità di spicco della comunità irpina: l’avvocato penalista Gianfranco Iacobelli, il cardiologo e dirigente di Villa dei Pini di Avellino Pino Rosato, l’avvocato e imprenditore, ex consigliere comunale Dino Preziosi e don Vitaliano Della Sala, parroco di Mercogliano, impegnato in prima linea nella lotta contro l’emarginazione sociale.
L’incontro è stato aperto dal direttore Festa con un toccante minuto di silenzio in memoria di due figure care alla redazione, Ciro Della Sala e Romualdo Marandino. Subito dopo, il direttore ha offerto una lucida e incisiva analisi sull’anno appena trascorso, soffermandosi sul ruolo del giornalismo come baluardo di legalità, memoria e libertà.
Il monito del direttore: legalità, memoria e impegno civile
“Pensavamo di vivere in una città tranquilla, persino sonnolenta,” ha esordito Festa. “Ma il 2024 ha dimostrato il contrario. Avellino è diventata teatro di inquietanti vicende di affarismo e corruzione, che ci hanno costretto a guardarci allo specchio. Come giornale, abbiamo scelto la via della legalità, anche a costo di sacrificare la nostra tranquillità personale.”
Il direttore Festa ha richiamato l’attenzione sul compito morale del giornalismo, non solo di raccontare i fatti, ma di stimolare una presa di coscienza collettiva. “Non basta riportare la cronaca; occorre indicare una direzione. Abbiamo scelto di dare spazio alla memoria storica e alla cultura, perché senza radici non c’è futuro. Parlare di De Sanctis, Mancini e dei borghi dell’Irpinia non è un esercizio nostalgico, ma un modo per riconnetterci con i valori e le battaglie che hanno costruito la nostra identità, per costruire un giornalismo che non inquina, ma informa e ispira.” Un approccio premiato anche fuori regione, con contributi di intellettuali come Massimo Cacciari e Roberto Esposito.
Il direttore non ha nascosto le difficoltà di questa scelta editoriale: “Viviamo in una società dove l’indignazione è sempre più rara, sostituita da un silenzio che sa di omertà. Questo silenzio è il terreno fertile del malaffare. Dobbiamo invece riscoprire il coraggio di indignarci, di difendere la nostra libertà e quella degli altri, perché solo nella libertà collettiva risiede il bene comune.”
Gli interventi: dalla politica alla giustizia, passando per la sanità
Tra gli interventi che hanno arricchito il dibattito, Dino Preziosi ha offerto una dura critica alla gestione amministrativa del Comune di Avellino. “Il silenzio della maggioranza di fronte alle interrogazioni dell’opposizione è un segnale preoccupante,” ha affermato, auspicando un’inversione di tendenza che metta al centro responsabilità verso il bene comune .
Pino Rosato, da anni impegnato nella sanità irpina, ha sottolineato i gravi deficit organizzativi che continuano a caratterizzare il sistema sanitario locale. “Non è sufficiente costruire nuovi edifici; occorre rendere i servizi efficienti e umani, soprattutto nei centri di assistenza sanitaria di prossimità. La vera sfida è offrire cure dignitose e accessibili a tutti.”
Gianfranco Iacobelli ha ampliato il discorso, collegando le vicende locali alla crisi politica nazionale. Ha criticato l’approccio miope del governo su temi cruciali come la giustizia e l’immigrazione, evidenziando, altresì, i rischi insiti nell’autonomia differenziata. Tuttavia, ha lodato il lavoro di magistrati come Antonio Gagliardi e Nicola Gratteri, esempi di coraggio e dedizione nella lotta contro il malaffare. “La battaglia per la legalità non è solo dei tribunali; richiede uno sforzo congiunto di tutta la società civile.”
L’arte come denuncia sociale: il presepe di don Vitaliano
Non è mancato un momento di riflessione artistica e sociale grazie all’intervento di don Vitaliano Della Sala, che ha presentato il suo presepe “provocatorio,” allestito nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Mercogliano. I personaggi dei Simpson, simboli dei mali della società moderna, si muovono in una scena dominata dall’ombra di Hitler crocifisso, rappresentazione del “male oscuro” che minaccia l’umanità. Al centro, il Bambin Gesù su uno skateboard suggerisce una via di speranza. “Questo presepe non vuole scandalizzare, ma scuotere le coscienze,” ha spiegato don Vitaliano.
Nel suo discorso, il parroco ha richiamato le parole di Sant’Agostino sulle virtù teologali: “La Speranza ha due figli, l’indignazione e il coraggio. Indignazione per vedere come vanno le cose, coraggio per cambiarle. Questo è il mio augurio per tutti voi: indignazione e coraggio per costruire un futuro migliore.”
Un giornale come presidio di libertà
La serata si è conclusa in un clima di profonda riflessione. Il Corriere dell’Irpinia si conferma un baluardo di legalità e memoria, un faro che guida la comunità irpina in un contesto sempre più complesso.
“Non possiamo sottrarci al nostro dovere,” ha ricordato Festa. “Il giornalismo non è solo un mestiere, ma un atto d’amore verso la comunità e la verità.”
Le profonde riflessioni del direttore Festa mi hanno evocato uno dei grandi della letteratura, Italo Calvino, che nell’incipit del suo capolavoro Le città invisibili scriveva: “Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone.”
Le parole di Calvino, come quelle del direttore Festa ieri, risuonano come un nobile invito collettivo a non cedere alla rassegnazione. Esse ispirano la visione di un’Irpinia capace di fronteggiare le sue ombre, illuminandole con la luce del pensiero e della libertà, costruita insieme con tenacia, giorno dopo giorno.
Rosa Bianco