Si parla di un nuovo ‘Qatargate’ al Parlamento europeo dopo che la Procura federale belga ha avviato una indagine su sospetti casi di corruzione da parte di lobbisti dell’azienda Huawei.
La polizia avrebbe effettuato numerose perquisizioni nella giornata di ieri, nella regione di Bruxelles, nelle Fiandre, in Vallonia e anche in Portogallo.
Le accuse: corruzione, falsificazione e uso di documenti falsi, riciclaggio di denaro e organizzazione criminale.
La notizia arriva da due quotidiani belgi Le Soir e Knack e dalla piattaforma di giornalismo investigativo ‘Follow The Money’.
Tutto è partito da un’indagine su aspetti legati alla sicurezza nazionale da parte dei servizi segreti belgi. Nel mirino ci sarebbe il direttore dell’ufficio di Huawei a Bruxelles, Valerio Ottati, di origini italiane, nato a Bruxelles, che prima di entrare, nel 2019, nelle stanze del colosso cinese è stato assistente di due eurodeputati italiani.
Intanto ci sarebbero state già delle perquisizioni negli uffici di due assistenti parlamentari, appartengono ad Adam Mouchtar, assistente di Nikola Minchev, europarlamentare bulgaro dei liberali di Renew Europe, e ad assistenti che lavoravano per il capodelegazione di Forza Italia, Fulvio Martusciello, e per il suo collega di partito Marco Falcone, stando alle pagine pubbliche del Parlamento e a tre persone che lavoravano presso l’istituzione, anche se non è chiaro quali assistenti e parlamentari europei sarebbero stati interessati dall’indagine.
“La presunta corruzione sarebbe stata perpetrata a vantaggio della società Huawei”, riferiscono gli inquirenti. Gli episodi di corruzione che sarebbero stati perpetrati “con regolarità e molto discretamente dal 2021 a oggi, sotto le mentite spoglie di lobbying commerciale e assumendo varie forme, come la remunerazione per assumere posizioni politiche o regali come spese di vitto e alloggio o inviti regolari a partite di calcio”. Con l’obiettivo di “ promuovere interessi commerciali puramente privati nel contesto di decisioni politiche”. Secondo la procura, “i vantaggi finanziari legati alla presunta corruzione potrebbero essere stati confusi in flussi finanziari legati al rimborso delle spese di conferenza, e versati a vari intermediari, al fine di nasconderne la natura illecita”.