Celebra il centenario della morte della scrittrice Matilde Serao la città di Avellino. Un appuntamento promosso dal Comitato Nazionale in collaborazione con la Provincia di Avellino e l’Accademia dei Dogliosi in programma il 24 ottobre, alle 17.30, alla Biblioteca Provinciale di Avellino. Uno spazio di confronto e riflessione su una figura di primo piano del panorama letterario del primo Novecento, capace di guardare al presente, di scardinare stereotipi legati all’universo femminile, di denunciare vizi e contraddizioni della realtà partenopea. Ad animare “Un pomeriggio con Matilde Serao, ‘a Signora” sarà una conversazione con Generoso Picone, introdotta dai saluti di Rizieri Buonopane, presidente della Provincia di Avellino, Michele Lanna, presidente Comitato Nazionale Matilde Serao, Fiorentino Vecchiarelli, presidente Accademia dei Dogliosi. Modera Nadia Verdile, membro del Comitato Matilde Serao. Nel corso dell’incontro sarà donati ai partecipanti il volume di Nadia Verdile dedicato “Matilde Serao”. Ed è Verdile a sottolineare le tante sfaccettature del personaggio “Scrisse di donne, per le donne e da donna eppure non fu, né mai volle essere, femminista. Anzi, avversò idee e protagoniste di questo movimento né mai volle sostenere le battaglie per il voto, per l’impegno politico e per il divorzio. Né da giovane né quando l’età matura e le esperienze sul campo avrebbero potuto offrirle nuovi possibili punti di vista. Che ossimoro Donna Matilde, paladina degli ultimi, cronista lucida e appassionata, penna d’acciaio, pensiero di lava, nemica dell’emancipazionismo. Una polemica forte, combattuta in punta di fioretto, la vide duellare con Anna Maria Mozzoni, che rivendicava un nuovo ruolo della donna. Moderata, monarchica, borghese eppure tanto dentro le storie, le vite, gli umori degli universi umani più poveri, abbandonati, sfruttati. Matilde Serao visse i travagli di un’epoca, quella a cavallo tra due secoli, ed in prima persona espresse il pensiero dominante della classe borghese a cui pure apparteneva, nonostante il suo animo fosse scosso, intimamente, dal desiderio di giustizia sociale”
Un omaggio doveroso, quello della città di Avellino, ad una scrittrice e pioniera del giornalismo italiano al femminile, prima donna in Italia a fondare e dirigere un quotidiano, alla guida de “Il Corriere di Roma” e poi de “Il Mattino” e “Il Giorno”.
Fondamentale nel suo percorso l’incontro a Roma con Edoardo Scarfoglio nella redazione del “Capitan Fracassa”, al quale collaborò per cinque anni, scrivendo di tutto dalla cronaca rosa a quella letteraria. Un sodalizio professionale che diventerà anche sentimentale, tanto che Scarfoglio che diventerà suo marito. Una passione, quella per la scrittura, a cui Matilde non rinuncerà neppure dopo la nascita dei suoi figli.
Il giornalismo era per Matilde Serao terreno di osservazioni, di costumi, che lei portava poi nei suoi romanzi. Alle sue note sulla moda, sui cibi, lo sport, gli eventi mondani, le novità del progresso, gli usi e costumi si affiancava un’attenzione particolare a fatti e avvenimenti sociali.
Nel 1885 Edoardo e Matilde fondarono il “Corriere di Roma”. Poi il ritorno a Napoli, incoraggiati dall’incontro con il banchiere Matteo Schilizzi, dove cominciò l’avventura prima con il Corriere di Napoli e poi con il Mattino. Il primo numero uscì il 16 marzo del 1892. Il giornale divenne un riferimento del panorama culturale cittadino, anche grazie alla capacità della Serao di trovare un equilibrio tra l’attenzione alla cronaca mondana e una vivace osservazione dei costumi cittadini. La rubrica Api, mosconi e vespe — più tardi semplicemente Mosconi — accompagnò il suo percorso giornalistico per decenni, raccontando con ironia e acume la vita quotidiana napoletana. Separatasi dal marito, nel 1904 fondò “Il Giorno” assieme al nuovo compagno Giuseppe Natale, avvocato e giornalista, che diresse fino alla morte.
Ha lasciato oltre quaranta volumi di romanzi e racconti, di cui i più felici risalgono al primo periodo, ispirato ai modi del Verismo, inaugurato dalla raccolta di racconti Dal vero (1879). Il successo arrivò con i romanzi Cuore infermo (1881) e Fantasia (1883) e soprattutto con il celebre libro-inchiesta intitolato Il ventre di Napoli (1884 e 1906). A caratterizzare i suoi scritti l’attenta osservazione della realtà, mai separata da una vena sentimentale