Durante una delle mie pochissime passeggiate lungo il corso Vittorio Emanuele della nostra citta’, ,esattamente il venerdi’ della scorsa settimana, incontrai un mio vecchio amico, collega dei primi anni di universita’. Lui, non credente, ma comunque impegnato nella ricerca di un itinerario di vita interiore, io aspirante cristiano sulle vie sdrucciolevoli del mondo attuale. Il collante prezioso della nostra amicizia è costituito dal comune sforzo di onestà intellettuale e la convinta supremazia in alcuni valori etici fondamentali come la persona, la vita, la pace, la giustizia sociale. Dopo i consueti saluti, con la sua abituale irruenza, l’amico mi domando’:” voi cattolici, in queste scellerate elezioni politiche, per chi voterete?” Senza pensare piu’ di tanto risposi che il mio problema, come quello della stragrande maggioranza dei cattolici italiani, non era per chi votare ma per cosa votare, nel quadro di una torre di Babele, dove le chiacchiere dei mediocri approdano al solito populismo, in un momento gravido di emergenze vecchie e nuove. Tanto premesso e rifuggendo dal vezzo tipicamente italiano di fare solo diagnosi, aggiunsi che il problema di fondo dei cattolici , da molti anni, resta quello di non aver colmato il loro debito formativo verso una comunita’ di credenti che comunque cammina, soffre e si sforza sulle vie del mondo. Piu’ volte abbiamo parlato di questo debito, avanzando proposte ed iniziative formative che, dopo un entusiasmo iniziale, non sono state adeguatamente sostenute. Questo vuoto culturale e politico non ha generato il necessario discernimento nella opzione di voto, consentendo ai tanti incapaci di sedere nei banchi parlamentari. Attualmente non c’è da meravigliarsi della deleteria deriva della politica con la conseguente diserzione delle urne : per chi o per cosa votare, dunque, all’interno di questa palude?La risposta è che anche la palude puo’ essere bonificata se si varano programmi seri ed organici di bonifica, la partecipazione al voto e la precondizione per consentire alla democrazia rappresentative di scegliere i meno peggio. Frattanto alcune priorita’ programma – tiche vanno declinate, da tribune non solo elettorali, ma da tante postazioni comunicative del volontariato, dell’associazionismo, del mondo cattolico e laico non ossessionato dalla sete di potere, ma convinti che la politica è servizio alla causa comune e la democrazia è una pianta preziosa che va coltivata, allevata, difesa dagli agenti patogeni che non mancano mai. Nel quadro di questo sforzo una delle questioni fondamentali da inserire ai primi posti dell’agenda politica e programmatica è quella ambientale, da affrontare in modo concreto e non ideologico e non come una comune disciplina, ma come un unicum con delle gravi connessioni. L’altra questione è il problema del nucleare la cui scelta non è solo urgente , ma considerata come quella “piu’ pulita” rispetto ai combustibili di origine fossile.Queste ed altre scelte emergenti vanno inquadrato nel tessuto socioeconomico europeo ed atlantico, oggi piu’ che mai, a fronte di un orizzonte globale sempre piu’ delicato. E i cattolici impegnati in politica? Anzitutto bisogna superare la sindrome che costoro vengono visti come” gli anti-influencer per eccellenza “, perché , non da oggi, hanno dimostrato di essere portatori di contenuti validi, ma soprattutto di sapere leggere con acutezza di percezione i bisogni emergenti dei piu’ deboli, all’interno di una societa’ egoista e disattenta. All’amico che mi ascoltava con interesse ricordavo che, oggi piu’ mai, bisognava rllanciare la comunicazione finalizzata a promuovere una esperienza di comunita’ in cui la pratica costante del discernimento politico e del dialogo puo’ porre le basi per un rinnovata e significativa presenza dei cattolici nella vita politica del Paese, fuori dal tunnel buio dell’insignificanza.
di Gerardo Salvatore