È nell’ “inverno del nostro scontento” che dobbiamo costruire la speranza. Lo facciamo a partire dal racconto del 2024 in Irpinia che questo Annuario snocciola mese per mese, settore per settore. Nelle pagine che seguono troverete il meglio e il peggio dell’anno che ci lascia. Fatti e commenti autorevoli compongono la narrazione di dodici mesi tra Avellino e la sua vasta provincia. Qui mi consento però uno sguardo più ampio dal quale, anche, per raccontare i piccoli fatti, non si può prescindere. Il micro è sempre collegato al macro. Le guerre. Le atrocità. La corruzione. La politica senza etica. La povertà che dilaga. Il populismo che divide. E potrei continuare se guardando all’anno che ci lascia cedessi del tutto al pessimismo cosmico. E invece no. È proprio da queste piaghe che bisogna ripartire, con consapevolezza e coscienza, per guardare al futuro, al 2025, con un produttivo ottimismo. Perché il male non può, non deve, durare oltre. Spetta a ciascuno di noi fare in modo che le cose migliorino nel piccolo e nel grande orizzonte che abbiamo di fronte. Le singole voci di testimonianza producono risultati isolati e fragili. Occorre una presa di coscienza collettiva contro le guerre che insanguinano il pianeta. Non solo in Ucraina dove il tragico bilancio è di oltre un milione di morti; non solo in Medio Oriente, dove la carneficina è ancora in atto, con migliaia di bambini uccisi dalle bombe di Israele mentre Hamas tiene uomini e donne ancora in ostaggio in una Palestina che rivendica il diritto ad avere un proprio Stato. Occorre andare ben oltre le temporanee tregue e definire una volta per tutte un nuovo ordine mondiale in cui arroganze, crudeltà e prepotenze non trovino più spazio. Non solo. In molti Paesi è in gioco la libertà, bene supremo per la convivenza civile. Quella libertà negata come nella Siria di Assad dove i corpi di migliaia di oppositori al regime sono stati scovati negli scantinati dell’orrore. L’anno che si apre nasce sotto il segno di Trump che si insedierà nel prossimo gennaio. Il ritorno del tycoon segna la vittoria del populismo, la sconfitta dell’etica da parte del potere economico, l’ampliamento della base della povertà rispetto alla ricchezza posseduta da pochi. Il 2024 è stato un anno terribile per i femminicidi. Tanti, troppi, figli di un patriarcato che stenta a morire. Gli amori tossici hanno spezzato giovani vite. E’ poi esplosa più che mai la violenza minorile con la crescita delle baby gang che hanno insanguinato le strade dei quartieri non solo periferici. L’anno che si chiude ha accentuato quella crisi della politica che aveva fatto non pochi danni già nel passato. La crisi dei partiti esplosa nei tempi della tangentopoli italiana si è trasformata in epidemia irreversibile. A destra come a sinistra, mentre resiste l’alibi della costruzione di un Centro che non c’è. Come sono lontani i tempi in cui Berlinguer denunciava la politica senza etica e, semmai, si incontrava in segreto con Almirante per far fronte alle difficoltà del Paese. Nei partiti e tra i partiti, anche se non del tutto apparente, si è insinuata la logica dello scontro. Non solo Schlein contro Meloni e viceversa, ma nella maggioranza di governo si sono verificate tempeste di potere come per la legge sull’Autonomia differenziata regionale o sul premierato che potrebbe rivoluzionare la forma dello Stato. La stessa Costituzione che è stata dal dopoguerra riferimento di democrazia e di libertà nell’anno che va via è stata messa a dura prova. Non sono mancati altri lutti. I nostri. La vita li contempla. Il mio ricordo va a tutti coloro che hanno speso la propria esistenza con l’obiettivo del bene comune. Cito, fra i tanti che riposano in pace, il latinista Antonio La Penna, lo studioso e fine intellettuale Romualdo Marandino, l’amico di una vita Ciro Della Sala. Ora più che mai l’anno nuovo ci impegna a Resistere, resistere, resistere. Io ci credo. Sono convinto che il prossimo anno sarà diverso e migliore: la coralità dell’impegno dovrà risorgere per sconfiggere il male e costruire il bene. E’ con questo auspicio che auguro a tutti un felice 2025, di buona salute, grandi successi e di pacifica convivenza. Perché ogni inverno, lo sappiamo, si trasforma sempre in primavera.
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