Una rete criminale articolata, costruita sull’usura, la paura e la complicità mafiosa, è stata smantellata nelle scorse ore con un’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno.Il blitz, eseguito all’alba tra le province di Salerno, Avellino, Napoli e Potenza, ha impegnato 120 operatori delle forze dell’ordine, tra cui quattro piloti di droni della DIA. Diciotto persone sono indagate, sedici delle quali destinatarie un decreto di fermo per usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Sono stati coinvolti agenti delle Questure di Avellino e Salerno, militari dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, con il coordinamento delle Procure di Avellino, Nocera Inferiore, Torre Annunziata e Potenza, che nelle prossime ore dovranno convalidare i provvedimenti di fermo.
Otto gli irpini coinvolti, già noti alle forze dell’ordine destinatari di un decreto di fermo e ritenuti responsabili, accusati a vario titolo, dei delitti di usura e di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sarebbero due gli imprenditori conciari titolari di una srl di Montoro e concerie e finiti nella morsa de tre gruppi criminali smantellati dall’operazione della DDA eseguita anche ad Avellino.
Le indagini, avviate nel luglio 2025, hanno portato alla luce un sistema di intimidazioni, violenze e prestiti a tassi usurari nei confronti di due imprenditori conciari di titolari di una società da anni in difficoltà economiche.
Secondo gli inquirenti, i due imprenditori sarebbero finiti nella morsa di tre diversi sodalizi criminali, legati al clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia, al Nuovo Clan Partenio dell’Irpinia e a un gruppo salernitano con ramificazioni nella Valle dell’Irno. Il primo filone d’indagine ruota attorno a una serie di prestiti per circa 95mila euro, concessi tra novembre 2023 e aprile 2024, con tassi d’interesse mensili fino al 12%.Gli imprenditori, schiacciati dal debito, avrebbero pagato interessi per oltre 30mila euro, fino a subire minacce e percosse.
In un episodio documentato dalla DIA, uno degli indagati avrebbe schiaffeggiato una delle vittime, imponendogli il pagamento immediato di altri 40mila euro.Le intimidazioni, spesso accompagnate dal richiamo a “persone legate alla camorra”, avrebbero costretto i due imprenditori a cedere progressivamente a nuove richieste, sempre più esose.



