Sono le contraddizioni di un processo conclusosi senza aver mai individuato i responsabili ad emergere con forza dal thriller “Il dilemma degli eventi sbagliati” dell’avvocato calabrese Luciano Valentino, presentato ieri alla Mondadori Bokstore. Un itinerario tra dossier segreti, pressioni internazionali, giochi di potere che richiamano con forza la pagina dolorosa della tragedia di Ustica. E’ il giornalista Riccardo Cannavale a sottolineare il rigore che caratterizza la ricerca e l’analisi dei documenti di Valentino, accompagnata da una forte passione civile. “Sono stato anche io pilota – spiega Valentino – ecco perchè tante delle ipotesi formulate negli anni mi sono suonate immediatamente sbagliate ma non volevo scrivere un saggio su Ustica. Volevo mantenere viva l’attenzione su una storia dimenticata, su cui non è mai stata accertata la verità, attraverso una storia che risultasse avvincente. Di qui l’idea del romanzo. La scelta del giallo si spiega proprio con la volontà di scrivere pagine che possano risultare avvincenti”. Una scelta, quella di ambientare la storia a Cosenza, non certo casuale “A Cosenza, quattro settimane dopo la caduta del Dc9, è stato ritrovato sulla Sila il relitto di un caccia militare libico precipitato. Nei documenti stilati dalla commissione si parla prima di un pilota inesperto ma è chiaro che a un pilota inesperto non sarebbe mai stato affidato un caccia e poi di un malore da parte del pilota. Ma se il pilota si fosse sentito male, i radar avrebbero dovuto intercettare l’aereo”.
Valentino passa in rassegna le ipotesi più variegate e senza senso che pure hanno caratterizzato la narrazione della tragedia di Ustica, dal sale che avrebbe corroso il metallo alle luci di un oggetto non identificato nel cielo. Quindi smonta, pezzo dopo pezzo, con grande acume le teorie ritenute più plausibili, arrivando a formulare una propria ipotesi. “E’ difficile immaginare, analizzando tempi di sosta del Dc9 che sarebbe rimasto fermo solo un’ora a Bologna, che un terrorista sia riuscito a mettere una bomba sull’aereo, malgrado queste fossero le conclusioni a cui erano giunti i periti nell’osservare il relitto. Del resto, gli stessi danni subiti dall’aereo fanno ritenere poco probabile la bomba”. Non risparmia le sue perplessità anche sull’ipotesi della collisione in volo “Si è detto che si sarebbe nascosto dietro il Dc 9 un mig libico per non farsi intercettare dai radar ma come si spiega allora che un aereo sia stato distrutto e l’altro no? E poi come mai non sarebbe esploso il serbatoio del carburante?. Poco credibile anche l’idea della quasi collisione, che può determinare una perturbazione nei cieli e la perdita di equilibrio dell’aereo, poichè non si spiegherebbero allora i segni di un urto”. La stessa teoria del missile che avrebbe abbattuto il Dc 9 non convince Valentino “Il missile a infrarossi segue le tracce del calore, quindi avrebbe dovuto colpire il motore che è intatto, il missile a guida laser segue l’itinerario del laser, altra ipotesi che risulta poco verosimile”.
Valentino ricorda come nel formulare qualsiasi ipotesi non si possa non tenere conto del contesto storicosociale, dalla guerra fredda ai rapporti che la Libia aveva con gli altri paesi europei “Esisteva una forte tensione tra la Libia e la Francia che temeva che Gheddafi potesse mettere a disposizione della Russia i suoi porti, consentendole di approdare nel Mediterraneo. A ciò si affianca la constatazione che gli aerei con cui viaggiava Gheddafi erano molto simili a un Dc9. Ecco perchè prenderebbe piede un’altra ipotesi legata proprio alla presenza nei cieli in quelle ore di un aereo con Gheddafi a bordo”. E ammette come “Ci sono verità che ancora oggi non possono essere dette ed è inaccettabile”. Ma Valentino sottolinea come “Questo romanzo non è solo sulla tragedia di Ustica, è anche sui rapporti di coppia, sulle discriminazioni che ancora caratterizzano la nostra società, sulla forza dell’amore che muove il mondo”