Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (Cnddu) lancia un appello dopo gli ultimi episodi di violenza che hanno visto protagonisti giovanissimi in Campania. «La violenza minorile non è soltanto questione di ordine pubblico. È l’indicatore di una fragilità che attraversa famiglie, comunità, ambienti educativi e culturali. La cronaca restituisce immagini di giovani sempre più precoci nel ricorso alla brutalità, ma dietro questi comportamenti si intravede un tessuto sociale ed educativo che mostra profonde crepe». Secondo l’associazione, servono investimenti concreti per rafforzare la cultura della legalità e restituire alla scuola il ruolo di presidio educativo e sociale.
Negli ultimi giorni la cronaca ha registrato una sequenza inquietante di aggressioni. A Fuorigrotta, il 26 agosto, un ingegnere 47enne residente a Milano è stato brutalmente pestato da una baby gang mentre cercava di soccorrere un ragazzo caduto dallo scooter, sotto gli occhi dei suoi figli e della madre anziana: ha riportato fratture facciali e trauma cranico. A Quarto, un quindicenne ha colpito con otto coltellate un coetaneo per una lite nata da uno scooter parcheggiato. A Ottaviano, Lorenzo, giovane disabile, è stato vittima di una sassaiola che lo ha costretto a chiudersi in casa per paura, mentre i suoi aggressori, di cui alcuni minorenni, sono ancora liberi. Ad Avellino, nella notte del 20 agosto, due ragazzi, uno appena maggiorenne e l’altro minorenne, hanno esploso diversi colpi di pistola in pieno centro contro un’auto con tre persone a bordo, frantumando il lunotto e rischiando una strage.
Per il Cnddu, questi episodi mostrano quanto sia urgente tornare a investire nella scuola come luogo non solo di istruzione, ma di crescita civica. «Quando la scuola viene marginalizzata, privata di risorse o ridotta a semplice erogatrice di nozioni – sottolinea il coordinamento – si priva la società dello strumento più potente per prevenire la deriva violenta dei giovani».
L’associazione professionale di docenti di ruolo e precari si dedica alla diffusione dell’insegnamento dei diritti umani nelle scuole e alla tutela dei diritti degli insegnanti e degli studenti: promuovendo l’inclusione della materia nei piani formativi, offre formazione specifica al personale docente e interviene per affrontare temi come il burnout degli insegnanti e le violazioni dei diritti nella comunità scolastica. Scrive infatti il presidente Romano Pesavento nel comunicato stampa: «mancano occasioni di crescita, modelli positivi e spazi di confronto costruttivo, la strada e il web diventano le aule privilegiate della socializzazione, con linguaggi spesso dominati da sopraffazione, aggressività e indifferenza verso la dignità altrui. È proprio in questi vuoti educativi che germogliano le condotte devianti. In questo scenario la scuola assume una funzione insostituibile».
Da qui l’invito alle istituzioni a superare la logica delle scorciatoie repressive, come l’abbassamento dell’età imputabile, e a varare un piano nazionale che rafforzi l’educazione civica, i percorsi sui diritti umani e la presenza educativa nei territori. “Solo così – conclude il Cnddu – il sussulto delle coscienze invocato dal prefetto Michele di Bari potrà tradursi in un cambiamento reale e duraturo.”
Anna Bembo