Si mobilitano le associazioni del territorio per dire no a ogni forma di criminalità e violenza. Nasce così l’idea di una manifestazione “Disarmiamo Avellino” lanciata da Cgil e Libera per far sentire la voce di quella parte della città che si ribella all’escalation di violenza che ha caratterizzato Avellino nelle ultime settimane, all’indomani degli ultimi fatti di cronaca. E’ Italia D’Acierno, segretaria provinciale della Cgil a sottolineare come “Siamo in campo insieme a Libera per promuovere una manifestazione di denuncia. Siamo convinti che la criminalità è sempre stata presente in città nelle sue molteplici forme, da quella organizzata a quella non organizzata. L’unica risposta non è nella politica di security e controllo ma nella risposta ai bisogni dei cittadini attraverso riforme sociali e l’attenzione al lavoro. Di qui l’appello al prefetto Riflesso, al commissario prefettizio Perrotta e al Ministro dell’Interno Piantedosi ad esserci concretamente in difesa della città”. Sulla stessa linea Libera, a sottolinearlo Stefano Pirone “Sono 45 anni che esiste in città la criminalità organizzata ma in tanti continuano a negarlo e se ne accorgono solo ora. E’ chiaro che il vuoto amministrativo rischia di favorire infiltrazioni ed il diffondersi della violenza tra i giovani mentre c’è bisogno di partecipazione, i cittadini devono mantenere alta la guardia”. A sottolineare la necessità di unire le forze anche il vicepresidente della Commissione Parlamentare antimafia Michele Gubitosa “Solo se ciascuno, dalle istituzioni alla società civile, farà la sua parte sarà possibile sradicare le derive di violenza che rischiano di travolgere la città”. Un appello accolto con forza dalla società civile, come spiega lo scrittore Franco Festa “La violenza diventa l’unica carta d’identità della città, dal centro alle periferie. Casi singoli, dicono quelli che vogliono mettersi la coscienza a posto. Casi che invece riguardano tutti, questa dovrebbe essere la parola d’ordine della parte politica che pretende di cambiare la città e continua al contrario a stare chiusa nelle sue casematte, senza mai mettere piede in un quartiere periferico”.