“Io sono pronto a dimettermi ma insieme a me devono farlo tutti i responsabili delle istituzioni, dal Prefetto agli assistenti sociali fino al direttore sanitario e ai primari dell’ospedale”. E’ stanco don Vitaliano Della Sala, parroco della chiesa di Capocastello e in prima linea nella Caritas, sempre attento alle esigenze degli ultimi, a partire dagli ospiti del dormitorio della Mensa dei poveri don Antonio Forte. Nel corso dell’omelia di Capodanno la dura denuncia, a partire dalla vicenda di Faid, 24enne del Bangladesh, con seri disturbi psichiatrici, che necessita di cure specializzate e non riesce neppure a tornare nel suo paese. “Abbiamo contatto la mamma che è nel Bangladesh e il fratello che è in Inghilterra – spiega don Vitaliano – Sono pronti ad accoglierlo ma per un cavillo burocratico diventa impossibile rimandarlo a casa, a dispetto di quanto dicono il ministro Piantedosi e Salvini. Deve essere lui a dare il proprio assenso ma quando si avvicina un estraneo, il giovane si ritrae e non parla. Ma è chiaro che ne troveranno altri cento di cavilli, perchè chi paga per il rimpatrio? Il problema resta quello. Intanto, Faid è tornato al dormitorio e non poteva essere che così. I casi più difficili arrivano tutti qui, come se noi avessimo soluzioni per ogni problema ma ci sono situazioni che non siamo in grado di gestire. Non possiamo garantire l’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno alcuni dei nostri ospiti. Ci trattano come se il dormitorio fosse una discarica umana”.
E rilancia “Se funzionassero tutti gli ingranaggi del sistema, dal servizio che forniscono gli assistenti sociali alla Prefettura fino al Pronto Soccorso, si riuscirebbero a gestire anche i casi più difficili. Invece, ognuno scarica sull’altro ogni responsabilità. Chiedo da tempo un tavolo che riunisca gli organi competenti, che consenta di affrontare al meglio simili situazioni, ma ho trovato risposta solo da parte dei Carabinieri. Naturalmente c’è bisogno di persone che abbiano veramente a cuore la sorte degli ultimi- Esiste un’emergenza che riguarda tutte le persone con disagio mentale, che siano italiane e straniere. Esistono dei centri specializzati per accogliere stranieri con disagi psichici ma sono pochissimi in Italia e sono sempre pieni. Abbiamo provato a contattarli ma ci hanno risposto che non c’era posto. Ma è chiaro è che nessuno vuole farsi carico delle spese sanitarie di uno straniero”.
Una denuncia, quella di don Vitaliano, che non risparmia il Pronto Soccorso del Moscati dove Faid è arrivato, dopo aver tentato il suicidio venerdì scorso davanti alla Questura. “Lo hanno portato al Pronto Soccorso – spiega don Vitaliano – una decina di giorni fa ma lo hanno tenuto lì, senza smistarlo nel reparto di psichiatria, affermando che i posti letto erano occupati. Poi lui è scappato. Abbiamo sottolineato come fosse inaccettabile che i medici e gli infermieri non si accorgessero che qualcuno era scappato dall’ospedale, la Polizia lo ha riaccompagnato al Pronto Soccorso, dopo un giorno lo hanno riportato al dormitorio. L’impressione è stato che anche medici e infermieri non volessero tenerlo lì, non sapendo come gestire il problema, lo hanno rimandato da noi. E’ evidente che da quando la sanità è un’azienda con un budget da rispettare e l’obiettivo è quello di far quadrare il bilancio non si riescono a garantire i diritti dei pazienti. Ma dico io, a questo punto non sarebbe meglio chiudere per protesta il Pronto Soccorso? E’ assurdo che i cittadini, i medici, gli infermieri non siano i primi a protestare, a scendere in piazza. A cosa serve un Pronto Soccorso che non tutela i diritti dei pazienti?”.
Don Vitaliano condanna l’ipocrisia di una società che, malgrado le leggi garantiscano sulla carata i diritti di tutti e favoriscano le iniziative per promuovere l’integrazione, condanna i più deboli, a partire da chi deve fare i conti con il disagio mentale. L’orrore di cui siamo capaci non è meno grave di quello che hanno compiuto personaggi come Hitler che almeno non nascondevano i loro crimini dietro una parvenza di giustizia. La nostra umanità è solo finta. Per chi ha problemi psichiatrici, l’abbandono, l’emarginazione sono la regola, che si tratti di italiani o stranieri. Penso a Giovanni Storti, italiano con disagio mentale, che abbiamo accolto in dormitorio. Dopo tanti sforzi, abbiamo trovato un amministratore di sostegno ma questi non ha fatto altro che mandarlo in una struttura a Salerno che è un lager. E’un sistema che fa acqua da tutte le parti”