“Subito una legge sull’educazione all’affettività nelle scuole”. Dopo la notizia del ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin le opposizioni si mobilitano affinché per contrastare la violenza di genere si vada oltre il codice penale. A sottolineare la necessità di puntare sull’educazione Roberto Montefusco di Sinistra Italiana: “Discutere, nelle scuole, di affettività, sessualità, di cura delle relazioni. Parlare con i ragazzi e le ragazze, delle loro relazioni, delle loro pulsioni. Con le gioie, le amarezze, le sconfitte. Con i fantasmi e le ombre dell’anima. Non so se basterà, ma penso sia giunto il momento. Ed è già tardi”
Erika Picariello della Cgil scuola parla dell’importanza di un serio investimento in questa direzione “Chi non concorderebbe sulla necessità’ dell’educazione all’affettività e alla sessualità’ nelle scuole. Però non chiedete a noi di farlo. Non continuiamo a prenderci in giro con l’ora di educazione alla qualsiasi da parte del docente onnisciente. Servono investimenti veri ed un progetto di triangolazione che riguardi certo docenti, e operatori della scuola tutti, ma insieme a famiglie e studenti, insieme alla comunità’, evocata ma intangibile. Le scuole sono certo parte integrante del sistema educativo ma non può essere affidata alle nostre competenze didattiche e relazionali, che pure sono tante ed autocostruite in solitudine molto spesso, il peso di un sistema sociale profondamente mutato. Mandateci pure gli esperti del caso ma non della lezione frontale magari on line senza aver visto mai dal vivo studenti e classi. Che permangano con noi nelle classi e nella difficile, spesso, relazione con le famiglie. Fermiamola la giostra infernale dei disvalori e delle incomprensioni ma con un principio di senso che ci aiuti a contribuire alla costruzione di una società realmente democratica. E non certo per spot del momento, poi chi s’e’ visto, s’e’ visto e ciaone scuole statale”.
Il professore Franco Festa ribadisce come “E’ compito di ogni bravo insegnante, qualunque sia la disciplina che insegna, lavorare anche sul terreno dell’educazione sentimentale. Questo fa degno un insegnante del suo lavoro. Il resto sono i soliti palliativi, altre figure inutili nella scuola mercato”.
Il paesologo Franco Arminio, che ha voluto dedicare una poesia a Giulia, spiega che “Non basta, ammesso che lo si faccia, l’ora di educazione emotiva a scuola. Dobbiamo creare il tabù della violenza. Alzare le mani addosso a qualcuno deve diventare un atto inconcepibile. E lo stesso vale per la violenza verbale. Mettere un like a qualcuno che si esprime in modo violento è già una complicità inaccettabile. Tra l’altro chi si esprime in modo violento lo fa proprio perché è l’unico modo che ha per avere più attenzione”.
Rosetta D’Amelio, consigliera per le pari opportunità della Regione ritorna sulla centralità dell’educazione “Ho pensato a lungo a Giulia, l’ennesima donna uccisa dalla violenza di un uomo in questo 2023 in Italia. Ho pensato alla sua famiglia, già provata dalla perdita recente della madre di Giulia. Ho pensato alla forza che ha avuto e dovrà ancora avere il padre di Giulia per affrontare tutto questo dolore. Ho pensato a Filippo, alla narrazione sbagliata del “bravo ragazzo”, alla sua giovane età che non gli ha impedito di maturare sentimenti distruttivi quali possesso e prevaricazione. Ho pensato che troppe volte ci stiamo ripetendo che bisogna educare i maschi, partendo dai primissimi anni di vita. Educarli ad amarsi, prima ancora che ad amare, perché soltanto un sano rapporto con se stessi può impedire loro di fare del male agli altri”
La docente Chiarassunta Iandolo parla di quella che è ormai un’emergenza “Numeri shock in Italia: uccise già 105 donne. Educare le nuove generazioni a distinguere tra amore e possesso, due concetti spesso confusi nelle dinamiche che portano ai femminicidi non deve venire solo dalla scuola…
L’inserimento di tematiche legate al rispetto e all’affettività nelle linee guida scolastiche è un passo significativo per contrastare la mentalità retrograda che ancora pervade la societá ma non deve essere l’unico strumento chiave nella lotta contro la violenza di genere”.
A sottolineare l’urgenza di un impegno collettivo per contrastare qualsiasi forma di violenza Rete Soma “In questo orrore, in questo interminabile ciclo di violenza, ci stringiamo alla famiglia e agli affetti di Giulia, con dolore e con rabbia. Ma questo non basta. Istruiamoci, agitiamoci, organizziamoci: prendiamo voce, pretendiamo luoghi e città a misura di tuttə; servizi e formazione fin dalla tenera età. Pretendiamo che vengano incentivati i centri anti-violenza,i consultori ed istitute le ore di educazione sentimentale. Di qui la necessità di un percorso che prenderà il via il 21 novembre con ‘Brucio d’amore”.
“Ci siamo abituati al male e fino a quando non riusciremo a prendere coscienza di ciò, anche l’orribile morte di Giulia ci troverà impotenti – spiega lo scrittore Pasquale Gallicchio – Dovremmo tutti sentirci incarnati in quel corpo scaraventato in un burrone, come se si fosse trattato di un animale cacciato e abbattuto. Non possiamo però nascondere una cruda verità: tutti noi siamo sotto accusa, però, troppo spesso sono gli uomini che trattano l’amore per una donna come se fosse un oggetto, esaurita la sua funzione si sostituisce, su butta, si uccide. Il primo schiaffo, il primo pugno non sono soltanto atti di violenza fisica, ma rappresentano l’istante in cui si comprende che l’amore è morto, tutto ciò che si è vissuto con quella persona non c’è più, il legame si è spezzato. In questo mondo, che durante la pandemia abbiamo promesso e non mantenuto di rendere migliore, essendo stati ognuno di noi esposti alla morte, continua a mancare l’educazione ai sentimenti, però è pratica diffusa la tolleranza verso la volgarità, le parole sconce, le battute sessiste, si educano i bambini ad imitare i peggiori gesti degli adulti e quando accade questi ultimi approvano soddisfatti”
“Questi uomini fragili che uccidono la propria donna perché non sanno affrontare la realtà e non sanno gestire la fine del rapporto – scrive la poetessa Monia Gaita – Che tristezza! Uccidono perché vorrebbero fondere il tuo oro col loro stagno, azzerare la tua identità, assorbirla e deglutirla tutta intera come un bicchiere d’acqua, triturarla come il fieno, come i chicchi di grano nel mulino. In Giulia Cecchettin rivedo le mille donne che sono e le tante donne che hanno segnato il mio cammino”.
Non nasconde la sua amarezza la scrittrice Emanuela Sica “Facebook diventa, ogni volta, un immenso e continuo necrologio di donne ammazzate da chi veniva (e viene ancora) considerato “un bravo ragazzo”. È questo il “palcoscenico dell’orrore” dove l’indifferenza dei più si mischia ad attenzione (spesso semplicemente apparente). Chiedo, anche a me stessa, a che serva riempire di foto e post le nostre bacheche se domani, le istituzioni ma non solo quelle, anche le persone comuni che non muovono un dito in tal senso rifugiandosi dietro la frase “non è affar mio”, se ne saranno già dimenticate? La realtà nuda e cruda è un’altra: nel cuore di chi ha perso quella vita, messa al mondo ed accudita con tanta cura, resterà “per sempre” un buco enorme che non potrà mai essere riempito e…delle innumerevoli manifestazioni di solidarietà “a chiacchiere”…al massimo ci accenderà il fuoco”
“Non sorprendiamoci di ascoltare determinate notizie se ai giovani di oggi non viene insegnato il rispetto per l’essere umano – spiega la docente Antonella Firinu – se la violenza, in tutte le sue sfaccettature, non viene condannata. È sotto i nostri occhi tutti i giorni, nei piccoli gesti, nelle parole delle persone che ci circondano, eppure tante volte tendiamo a far finta di nulla, a chiudere entrambi gli occhi, a giustificarla. Era solo un ragazzo, eppure ha distrutto una vita e due famiglie”
La docente Margherita Faia ribadisce come la scuola faccia già la sua parte ma non può fare tutto da sola “Dinanzi a fatti di cronaca sconvolgenti, a dir poco disorientanti, spesso sui social va in onda la pornografia del dolore. Siamo una società sguaiata e volgare, tesa a sentenziare con parole incivili, sciatte. Adulti che pubblicano frasi di cordoglio, a cui si susseguono, dopo neanche mezz’ora, immagini di grandi abbuffate in compagnia. Se non è questo cattivo gusto, infantilismo da quarantenni, cinquantenni e passa, ditemi voi cos’è. Tirate in ballo la scuola per tutto, la bistrattate, la volete a vostro uso e consumo: e quando metterete al centro la vostra responsabilità di esseri umani pensanti, quando farete autocritica come adulti che forse dovrebbero impegnarsi di più come cittadini e dare un esempio concreto? Vi assicuro che la scuola che io conosco e frequento la sua parte la fa eccome. Il resto non so”