È la prima volta senza Colasurdo ma i ritmi delle sue tammorre risuonano più forti che mai nel segno di una tradizione che vince su tutto. Sono migliaia i pellegrini giunti al santuario al cospetto di Mamma Schiavona in una clima di festa che non conosce barriere e distinzioni di pelle o condizione sociale. Cantano, ballano, pregano. Sono femminielli ma anche famiglie, giovani e meno giovani arrivati da tutta la Campania per rendere omaggio alla Vergine. Stringono tra le mani le candele simbolo di luce. La folla è quella di sempre anche se la mancanza di Colasurdo si sente con forza. E’ Luxuria a sottolineare la devozione forte che la lega alla Vergine: “Rappresenta per me un appuntamento consolidato. La Candelora è la festa della luce e dell’accoglienza. Una luce che riscalda tutti, in particolare chi vive un momento difficile. Poichè Mamma Schiavona avvolge tutti con il suo manto, poco conta il colore della pelle o l’orientamento sessuale”. Ribadisce il legame forte con l’Irpinia “Amor questa terra e sono anche cittadina onoraria di Ospedaletto”. E ricorda Colasurdo: “Lo portiamo dentro di noi. Oggi c’è anche lui”. A lui è dedicata l’installazione della grande tammorra nello spazio antistante la funicolare. A lui rende omaggio il sindaco di Mercogliano Vittorio D’Alessio “La celebrazione di quest’anno è dedicata a lui, in prima fila tra i pellegrini”. E sottolinea la volontà di investire con un ricco cartellone sulla festa della Candelora Quindi è la benedizione delle candele, officiata dell’abate Guariglia, a scandire la celebrazione “perché la luce accesa dalla fede non smetta mai di brillare e diventi simbolo di accoglienza”. A partecipare alla cerimonia anche le Karma B “Dalla politica e dalla società arrivano messaggi di divisione. E’ importante, invece, che questo rito diventi uno spazio capace di unire persone di differente classe sociale o orientemento sessualo, accomunati dall’amore per Mamma Schiavona”
Una devozione, quella dei femminielli a Mamma Schiavona, che affonda le sue radici nella seconda metà del tredicesimo secolo La leggenda racconta che due giovani, scoperti in un amplesso omosessuale, furono banditi dal loro paese e lasciati a morire di fame e di freddo nei boschi, legati a un albero. Ma la Madonna ebbe pietà di loro e li salvò dalla condanna. Un miracolo che, ogni anno, viene ricordato e onorato al suono di tammorre e nacchere, con canti licenziosi, motti salaci e vesti coloratissime. Un rito che si collegava al culto della dea della fertilità Cibele. I suoi sacerdoti la onoravano con danze ossessive al ritmo sfrenato di tamburi. Con l’avvento del cristianesimo, il santuario fu consacrato a Maria.
A impreziosire la festa della Candelora, con un ricco cartellone di proiezioni, spettacoli e concerti, curato da Massimo Saveriano, i camper della carovana della prevenzione già posizionati dalla mattina nel piazzale che hanno effettiato, subito dopo la discesa dal Santuario, le visite senologiche alla popolazione transgender, organizzate dal dottor Sabatino D’Archi con l’associazione Hermes e la partecipazione di Komen Italia.