Rappresenta una delle formazioni più longeve del panorama musicale italiano. A salire sul palco del Teatro Partenio il 19 aprile, nell’ambito della rassegna “I colori della musica” – direzione artistica di Luciano Moscati – sarà il Banco del Mutuo Soccorso. Insieme alla Premiata Forneria Marconi, gli Area e Le Orme è l’esempio più rappresentativo e noto, anche all’Estero, di rock progressivo in Italia.
A caratterizzare la tournee della banda l’ingresso del nuovo batterista Dario Esposito che prende il posto di Fabio Moresco. Il calendario del tour intanto è in continuo aggiornamento. I concerti saranno l’occasione per riascoltare, oltre ai nuovi brani del recente album “Orlando: le forme dell’amore”, anche quelli più famosi del repertorio storico che hanno reso la band uno dei punti di riferimento del rock progressive internazionale.
Sul palco con Vittorio Nocenzi (pianoforte, tastiere e voce), che guida il “Banco” fin dagli esordi, ci saranno Filippo Marcheggiani (chitarra elettrica) che è da 30 anni nel gruppo; Nicola Di Già (chitarra ritmica), con la band da diverse stagioni; Marco Capozi (basso), volto noto ai fan per la sua militanza nel “Balletto di Bronzo”; Dario Esposito (batteria) e Tony D’Alessio (lead vocal), da anni nell’ orbita del “Banco” e che raccoglie l’importante eredità di Francesco Di Giacomo. Ad accompagnare la band anche Michelangelo Nocenzi, figlio di Vittorio, come secondo pianista- tastierista.
A prendere forma un suono del tutto originale nella sua commistione tra melodramma italiano, pulsioni del rock più incandescente, jazz e classica, capace di raccontare i dubbi, le speranze e la paure degli uomini di oggi e di ieri «Non ci siamo ispirati ad alcun modello italiano o straniero», ha sottolineato Vittorio Nocenzi in numerose interviste «Abbiamo usato due tastiere, organo e pianoforte, senza rinunciare all’importanza di uno strumento come la chitarra che, attraverso la possibilità di numerosi moduli, ci permette di esprimere appieno la multiformità di sensazioni ed emozioni caratteristiche della nostra musica e del nostro modo di sentire alcuni fenomeni. Non abbiamo utilizzato strumenti a memoria elettronica di proposito, anche perché fino a oggi non abbiamo visto un uso “italiano”, se così può definirsi, del mellotron e del sintetizzatore. Del resto non era nostra intenzione copiare nessuno, come invece fa, anche quando non dovrebbe, la maggior parte dei gruppi italiani».