E’ la storia di un “Rivoluzionario di professione”, convinto della carica utopica che sempre deve contraddistinguere la politica ad emergere dal volume di Annibale Cogliano “In terra di lupi. Lo studio, l’amore, la politica di un sovversivo nella seconda metà del Novecento”, La Valle del tempo edizioni. L’autobiografia potente e appassionata in cui la dimensione privata abbraccia quella pubblica, a partire dal sogno infranto dello sviluppo, sarà presentata il 25 maggio, alle 18, a Villa Amendola nell’ambito della rassegna “Avellino letteraria”. Interverranno la poetessa e docente Claudia Iandolo, Floriana Guerriero, giornalista del Corriere. A introdurre l’incontro Annamaria Picillo, direttore artistico di Avellino letteraria. Ad impreziosire l’incontro l’esposizione delle opere di Simona Maietta e l’intermezzo musicale di Massimo Lobrescia. Coordina Daniela Apuzza
A dominare le pagine di Cogliano la passione per la politica e il sogno di una società più giusta, nata attraverso la folgorazione per le parole del Diavolo, Nicola Colella, il Lucifero del Volo dell’Angelo, contadino comunista e cattolico capace di mettere in discussione lo sguardo di quel ragazzino sul reale, rovesciando la sintassi da lui conosciuta per interpretare il mondo, smascherando potenti e falsi eroi. Decisivo si rivelerà anche l’ascolto di due sacerdoti capaci di lasciare il segno nella comunità, dall’abate democristiano che non conosceva i chiaroscuri e stigmatizzava il comunismo come unico nemico al giovane parroco don Gerardo che amava taverne e bettole, perchè ritenute vive e sanguigne, capace di tradurre in azioni concrete le aperture del Concilio. Fino all’adesione all’Azione Cattolica di cui diventerà dirigente e alla fascinazione esercitata dal professore eretico che parlava di Niestche.