Di Matteo Galasso
La nostra Irpinia, terra storicamente segnata dall’emigrazione, si trova da tempo al crocevia di un fenomeno globale: l’immigrazione. In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dei Migranti del 18 dicembre, dedicata alla riflessione sui diritti di chi rischia la propria vita alla ricerca di un futuro migliore, è fondamentale analizzare come questa provincia, ricca di tradizioni e spesso alle prese con lo spopolamento, stia affrontando l’arrivo di nuove comunità. E se le strade della nostra provincia raccontano ancora i passi di chi, nei decenni passati, è partito per cercare fortuna altrove, oggi quei paesi e quei borghi delle aree interne ospitano un numero sempre più crescente di stranieri. Lo abbiamo notato ormai tutti già da qualche anno che gli attuali flussi migratori non sono più solo una realtà delle grandi metropoli, ma si sono intrecciati con il tessuto sociale delle aree interne, ponendo interrogativi e offrendo opportunità.
Il pensiero va ai dati demografici degli ultimi decenni, da cui si rileva di come l’Irpinia abbia subito un drastico calo della popolazione. Secondo l’STAT, nel 2011 la popolazione contava circa 427.000 abitanti, mentre nel 2023 si è scesi a 390.000. Questo significa una perdita di quasi 40.000 residenti in soli dodici anni, con una contrazione del 9%. Molti comuni della provincia hanno registrato un calo ancora più marcato: il 70% dei centri abitati conta oggi meno di 2.000 abitanti.
L’invecchiamento della popolazione è altrettanto preoccupante: circa il 25% degli abitanti ha più di 65 anni e solo il 12% ha meno di 15 anni. In alcuni piccoli comuni montani, il rapporto tra anziani e giovani supera addirittura il 3 a 1. Di fronte a questo scenario, l’arrivo di migranti offre una soluzione concreta al problema dello spopolamento e dell’invecchiamento demografico.
Secondo i dati aggiornati al 2022, la provincia di Avellino conta circa 12.000 residenti stranieri, pari al 3% della popolazione totale. Anche se la percentuale può sembrare modesta rispetto alla media nazionale del 9%, rappresenta una crescita significativa rispetto al passato. Nel 2002, infatti, gli stranieri erano appena 2.500.
Le principali comunità presenti in provincia provengono da Romania (circa 4.000 persone, pari al 33% del totale), Marocco (circa 1.800), Ucraina (circa 1.200), Nigeria (circa 800), Albania (circa 700).
Questi numeri indicano una presenza variegata, con migranti provenienti da Europa dell’Est, Africa e Asia. Molti di loro lavorano nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia e dei servizi alla persona, offrendo un contributo essenziale all’economia locale. Ma il loro contributo è particolarmente evidente nel settore agricolo dove, visto che l’agricoltura rappresenta una parte fondamentale del nostro tessuto economico, la manodopera straniera è diventata indispensabile. Secondo Coldiretti, circa il 20% dei lavoratori agricoli della provincia sono appunto migranti e senza il loro apporto, molte aziende agricole avrebbero difficoltà a portare avanti le coltivazioni di vigneti, uliveti e frutteti.
Anche nel settore dell’assistenza domiciliare, il ruolo dei migranti è cruciale: si stima che circa 1.500 assistenti familiari (badanti) di origine straniera operino nella provincia di Avellino. Questo dato è destinato ad aumentare, considerando l’invecchiamento della popolazione locale e la crescente necessità di assistenza agli anziani.
Nonostante il contributo economico e sociale dei migranti, il processo di integrazione in Irpinia non è però privo di difficoltà. Il 65% degli stranieri vive nei centri abitati più grandi, mentre solo il 35% risiede nei piccoli borghi, spesso a causa della scarsità di servizi pubblici e opportunità lavorative e pertanto le infrastrutture scolastiche e sanitarie dovrebbero essere potenziate per rispondere ai bisogni di una popolazione più eterogenea.
La scuola rappresenta senz’altro uno dei principali motori dell’integrazione: nel 2022, gli studenti stranieri iscritti nelle scuole irpine erano circa 1.200, pari al 3,5% del totale degli alunni. Sebbene la percentuale sia bassa rispetto alle aree metropolitane, è in costante crescita e richiede interventi educativi mirati, come corsi di lingua italiana e progetti interculturali.
Guardando al futuro, l’immigrazione può rappresentare un’opportunità per ripensare l’identità dell’Irpinia in una chiave più aperta e dinamica. Per farlo, è necessario investire ancora di più in politiche di inclusione sociale, potenziare i servizi pubblici e promuovere iniziative culturali che favoriscano l’incontro tra le diverse comunità.
L’esperienza di altre regioni italiane dimostra che l’immigrazione può rivitalizzare le aree interne, contrastare lo spopolamento e stimolare l’economia locale, ma da noi questa trasformazione è ancora agli inizi, anche se i dati indicano che la strada dell’accoglienza e dell’integrazione può portare a benefici concreti e duraturi.
In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dei Migranti, è essenziale riflettere su come trasformare le sfide attuali in nuove opportunità per costruire una comunità più inclusiva e resiliente, pronta ad affrontare il futuro con maggiore fiducia e speranza.