Subito dopo il consiglio comunale andato deserto questa mattina, il campolargo di centrosinistra ha tenuto una conferenza stampa dalla quale è emerso un unico dato certo: sono divisi anche loro, e non ci sono quindi i numeri per un ribaltone in chiave anti-Festa. Perché mentre Antonio Gengaro (con Amalio Santoro e Antonio Bellizzi) dice che “non c’è nessun margine, neppure minimo, per immaginare maggioranze alternative”, Luca Cipriano, capogruppo di quel che resta del Pd (vista anche la defezione di Ettore Iacovacci “io sono fuori dal gruppo Pd”) si è detto più possibilista a valutare futuri scenari che possano isolare i due gruppi festiani (Davvero e Viva la Libertà). L’unica alternativa che resta a questo punto alla sindaca Laura Nargi è resistere il più possibile, almeno fino a febbraio, per evitare che si vada al voto in primavera. E nel frattempo, nel breve termine, non deve cedere sulle deleghe: concedere lo Sport e la Cultura ai festiani non sembra infatti nelle sue intenzioni, e su questo ha anche l’appoggio dei suoi sei consiglieri.
Perché se è vero che l’ex sindaco Gianluca Festa sta diffondendo a destra e a manca la voce che vuole far cadere la sindaca per andare al voto a maggio, è allo stesso tempo vero che non vuole farla sfiduciare dai suoi 14 consiglieri: sarebbe una mossa troppo rischiosa in termini di consenso, anche perché poi costringerebbe i suoi consiglieri eletti (compresi quei sei che sarebbero dovuti diventare assessori) a tornare in campagna elettorale, questa volta davvero soli contro tutti. Non ci sarebbe la Nargi, non ci sarebbero i suoi sei consiglieri comunali eletti con una sostanziosa fetta di voti, e non ci sarebbero nemmeno gli altrettanto sostanziosi voti dell’intera coalizione del Patto Civico: sia quelli dell’ex candidato sindaco Rino Genovese, sia quelli delle liste di Petitto e D’Agostino (al momento rappresentati in Assise dall’ex assessore allo Sport Giuseppe Giacobbe, da Sergio Trezza e Gerardo Melillo).
Uno scenario nel quale le eventuali dimissioni volontarie della sindaca Nargi sarebbero un estremo, ultimo favore tributato all’ex sindaco. Sarebbero quindi al momento da escludere, ma sempre al netto di altre vicende che non è dato conoscere: un elemento ‘disturbante’ potrebbe per esempio essere quello legato alle varie ramificazioni dell’inchiesta Dolce Vita (il cui primo filone sta arrivando in queste ore a conclusione con la notifica di 26 avvisi di conclusione delle indagini, dal quale però è esclusa la Nargi), ma anche qui al momento non è dato sapere nulla di esaustivo. Una situazione di stallo. Assurda sotto il profilo delle modalità con la quale viene portata avanti dai vari protagonisti. Un unicum, per esempio, è il modo con il quale si sono tenuti i due ultimi consigli comunali: sia quello di ieri sera, dove il numero legale è stato garantito dai consiglieri del centrosinistra (tranne Iacovacci), e quello di questa mattina, dove nemmeno la sindaca e i suoi sei consiglieri di Siamo Avellino si sono presentati. Di più: stamattina non si è presentato nemmeno il presidente dell’Assise, Ugo Maggio, eletto con la lista festiana Davvero, e che dovrebbe essere una figura istituzionale di garanzia per l’intera Aula.
Il tutto mentre sullo sfondo si continua a valutare e a trattare sul fronte delle elezioni regionali: in gioco non c’è più solo l’evanescente possibilità che si candidi Festa (eventualmente in tandem con Mastella, anche se c’è chi lo avrebbe visto tentare una improbabile trattativa con la Lega), ma a questo punto anche la possibilità che si candidi la stessa sindaca Nargi: lei si continua a professare di sinistra, ma visto che con il Pd non scorre buon sangue sarebbe la candidata ideale di un fronte civico deluchiano. In quest’ultimo caso a Festa non rimarrebbe che ritentare la corsa a sindaco di Avellino, ma politicamente molto più azzoppato rispetto a cinque anni fa.