Il presupposto per un ragionamento sensato e verosimile è che la politica è l’arte della mediazione. E che le idee e i valori, lo schieramento di politico di appartenenza, il progetto politico contano poco. Cambiano quotidianamente. Il trasversalismo nella maggior parte dei casi è l’unica costante a determinare i rapporti di forza, e il successo politico.
La politica è anche l’arte dell’impossibile. Ed è possibile allora che Gianluca Festa, ex sindaco di Avellino, possa essere candidato con il governatore Vincenzo De Luca. Perché non è impossibile che la Corte costituzionale bocci il terzo mandato. E’ possibile pure che De Luca riesca a trovare in extremis un’intesa col Pd.
Ma il governatore potrebbe volere andare da solo, qualora la Consulta fosse d’accordo. Se così, De Luca avrebbe bisogno di alleati, di luogotenenti forti sul territorio.
Alcuni ce li ha già, ma dovrà rimpiazzare chi resterà nel centrosinistra, ancorato al Pd. Il governatore allora non si farà problemi ad arruolare tutti, a raccogliere le energie, anche residuali, del territorio, a racimolare voti nel centrosinistra, al centro, nel centrodestra, dai civici, dagli amministratori fedelissimi e non, da capibastone e cacicchi. La faccia ce la mette comunque De Luca, e non è poco: è lui il totem, il capo, il leader carismatico, la garanzia politica.
La candidatura di De Luca significherebbe innescare una imprevedibile rivoluzione politica, disarticolando i blocchi di potere alternativi. Perché con De Luca ci sarebbe spazio per tutti. Anche per gli ex nemici, anche per Gianluca Festa. E sì. I rapporti tra lo sceriffo di Salerno e l’ex primo cittadino di Avellino non sono mai stati buoni, anzi.
Due prime donne, insofferentemente l’una dell’altra invidiose del carisma, del consenso, della tracotanza, che si ritroverebbero insieme per non perdere il potere, per evitare la fine dello loro storia politica.
De Luca avrebbe in mente una compagine politica civica: ma non è una novità. Il governatore è stato sempre il collante della coalizione di centrosinistra, il regista dell’alleanza, il “mattatore”. A questa “parte” nella sceneggiata elettorale non pare che De Luca voglia rinunciare. E non può allora rinunciare neppure a “personaggi politici” come l’ex sindaco Festa. Che i voti ce li ha – ed è questo l’importante -, che ha il pieno controllo dell’amministrazione comunale di Avellino, che ha la faccia, o meglio lo sberleffo giusto per ogni occasione. E’ l’uomo giusto per De Luca, o anche l’uomo giusto per tutte le stagioni. Con qualche eccezione. Se per Festa ci fosse un rinvio a giudizio, cambierebbe poco: un rapporto “controverso” con la giustizia oggi in politica è una “prerogativa” di molti.
Ora, se un De Luca ricandidato creerebbe problemi al centrosinistra e al centrodestra, intercettando consenso trasversale, Festa sarebbe un bel problema per gli altri potenziali ricandidati regionali del territorio: sarebbe una bella grana ad esempio per i consiglieri regionali uscenti come Maurizio Petracca, Vincenzo Alaia, Livio Petitto. A loro inevitabilmente l’ex sindaco sottrarrebbe voti in ogni zona dell’Irpinia.
De Luca o no, Festa avrebbe già pronta la lista Davvero: non sarebbe un debutto. Alle scorse regionali il contributo di Festa è stato determinante per far eleggere Petitto – oggi uomo di punta di Forza Italia – schierato proprio in una lista civica di centrosinistra col simbolo di Davvero. L’ex sindaco dovrà comunque confrontarsi con nuovi alleati per superare la soglia di sbarramento del 2,5 per cento. Ma c’è tempo. Sembra impossibile ma è solo politica.