Primo maggio di rabbia e protesta a Luogosano dove, stamattina, al fianco del sindacato e dei lavoratori si sono ritrovati il Vescovo di Ariano, Sergio Melillo, il presidente della Provincia Rizieri Buonopane e diversi amministratori della provincia. Il palco è stato montato davanti lo stabilimento ArcelorMittal, vertenza simbolo della crisi industriale che ha travolto la nostra provincia. Promossa dalle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, con il supporto delle federazioni metalmeccaniche Fiom, Fim e Uilm, l’iniziativa ha visto la partecipazione di lavoratori provenienti da tutta la provincia di Avellino.
La sicurezza è il tema scelto per la giornata, ma l’attenzione si è inevitabilmente concentrata sul futuro dello stabilimento di Luogosano, specializzato nella trasformazione di acciaio zincato in preverniciato per il mercato delle costruzioni ed elettrodomestico, destinato a chiudere entro la fine di luglio. Martedì prossimo è previsto un nuovo incontri in Confindustria nell’ambito della procedura di licenziamento partita quasi due mesi fa. Ma le residue speranze di mantenere la produzione in Irpinia e di salvare i 70 lavoratori, passano dal prossimo tavolo regionale, al quale parteciperà anche un esponente del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Solo l’ingresso di un nuovo investitore potrebbe risolvere la vertenza e dare un futuro ai lavoratori, in sciopero ormai da settimane, come testimoniato ogni giorno da un presidio davanti ai cancelli della fabbrica.
“La nostra provincia ha bisogno di un nuovo modello di sviluppo, che tuteli maggiormente il lavoro e i lavoratori”. I segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito la comune volontà di aprire una vertenza Irpinia “anche per garantire un’occupazione più stabile in luoghi di lavoro più sicuri. La sicurezza è un’emergenza sociale alla quale viene riservata anciora troppa poco attenzione, sia da un punto di vista normativo che economico. Servono più risore e un diverso approccio, non è tollerabile rischiare la vita quando si va a lavorare. Ed i numeri, a livello nazionale, dicono proprio questo, con tre morti sul lavoro al giorno”.
Fari puntati anche sull’appuntamento referendario dell’8 e del 9 giugno, quando i cittadini saranno chiamati a votare su cinque quesiti abrogativi. I temi affrontati spaziano dal lavoro alla cittadinanza: il primo quesito riguarda il reintegro nel posto di lavoro per licenziamento ingiustificato; il secondo propone di eliminare il tetto agli indennizzi nei licenziamenti delle piccole imprese; il terzo mira a contrastare l’abuso dei contratti a termine; il quarto interviene sulla responsabilità delle imprese negli appalti in caso di infortuni; infine, il quinto prevede la riduzione da 10 a 5 anni del requisito di residenza per ottenere la cittadinanza italiana.
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