Sfatiamo due luoghi comuni in un colpo solo. Il primo luogo comune è ‘Gianluca Festa è il male assoluto’, il secondo è ‘il Pd parte in vantaggio’: ma sono tutti del Pd, o lo sono stati fino a ieri; se la cantano e se la suonano; sono in vantaggio su loro stessi e come ieri, anche oggi si giocano una partita per vincere contemporaneamente un posto in maggioranza e uno all’opposizione. Tutti insieme, politicamente indistinti, tutti uguali, in un unico Campolargo alla Woodstock, sguazzando nello stesso fango di quegli hippie accannati e prodighi di tanti ‘love and peace’ ma poveri di azioni concrete per la città. Non ci sono visioni opposte a confronto, solo scontri personali.
IL GIUDIZIO DEGLI ELETTORI E QUELLO DELLA MAGISTRATURA
Per quanto riguarda il primo luogo comune, basta ridurre all’osso la questione: l’ex sindaco Festa è già sottoposto ad un doppio giudizio, quello degli elettori e quello della magistratura, e non si sente alcun bisogno di ascoltare anche i giudizi del Pd (di cui anche lui stesso fino ad un paio di anni fa faceva parte!) o dei suoi vecchi amici diventati nemici. Non interessa sentire i lamenti di chi ha sbagliato a fidarsi di lui. Può incuriosire, al limite, rivederlo in campo, ascoltare la sua versione dei fatti e i suoi propositi di tornare a fare quello che faceva prima.
UN PD E CENTO VISIONI DIFFERENTI
Ci interessa e ci sconforta di più, girare lo sguardo nell’aula consiliare e renderci conto che ci sono dappertutto ‘Pd’ ed ‘ex Pd’. La stessa sindaca uscente Laura Nargi si è sempre detta di centrosinistra e rivendicare con orgoglio “vengo dalla scuola del Pd”: allora quale pluralismo è mai questo? Che scelta si para davanti all’elettore avellinese? Se tutti sono, o sono stati, del Pd vuol dire che il Pd non esiste. Che è una scatola vuota. Che è tutto e il suo contrario. Che non esprime una visione politica, ma cento: per esempio sulla possibilità di affossare Festa salvando Nargi c’era la visione dei consiglieri Pd Ambrosone, Giordano, Cipriano e Iacovacci, ma c’era anche quella, opposta, del consigliere Pd Antonio Gengaro, quella del commissario regionale Pd Misiani; e poi quella del segretario cittadino Pd Nello Pizza e quella del consigliere regionale Pd Maurizio Petracca… Uno, cento, mille e nessuno.
I FINANZIAMENTI CONTINUANO AD ARRIVARE E A NON PRODURRE SVILUPPO
Qualcuno dovrebbe piuttosto pensare ad aggiustare una macchina amministrativa che tutto pare fuorché efficiente ed efficace: con le centinaia di milioni di euro che Regione Campania, Italia e Europa hanno messo a disposizione di Avellino negli ultimi venti anni la Dogana doveva essere già stata ricostruita 10 anni fa con rivestimenti in oro massiccio. Ma gli “amici” e gli “interessi di parte” sono sempre stati più forti di qualsiasi visione superiore: è nella natura umana, bisogna farsene una ragione. E non si vede nessun ‘superuomo’ all’orizzonte che si candidi a sostituire i nostri umani, troppo umani, amministratori di ieri e di oggi.
L’AVELLINO DI OGGI COME IL GOVERNO NAZIONALE DI 30 ANNI FA
Ve li ricordate Occhetto, Prodi, D’Alema e il resto del Pci, Pds, Ds… elevare a simbolo del male assoluto Berlusconi? Avete visto poi il Cavaliere per quanto tempo ha vinto le elezioni e governato con quel sorriso sornione? Una scena nazionale di ieri esattamente sovrapponibile a quella avellinese di oggi. Solo che mentre nel resto d’Italia quella storia è andata avanti, evolvendosi rispetto a quel modello da boomer, qui ad Avellino siamo rimasti fermi. A 30 anni di distanza da quei fatti, qui ci ritroviamo ancora nelle paludi di ieri, a parlare di Amministrative 2026 con i demo-comunisti ( o ‘comunistiani’) da una parte e ‘il Cavaliere nero’ dall’altra. Ma mentre a Roma hanno imparato dagli errori passati e sono andati avanti (basti vedere i rapporti di forza che si sono invertiti all’interno dello stesso centrodestra), qui ci prepariamo ad una campagna elettorale in salsa anni ’90. Un loop che avvolge Avellino da decenni e che si ripropone in blocco anche per le prossime Amministrative. Al momento alternative non se ne vedono.