Da un lato i vini, punta di diamante del “made in Irpinia” anche sui mercati internazionali, dall’altro un’agricoltura lenta e poca innovativa, indebolita da un tessuto produttivo frammentato in piccole e piccolissime realtà. Sono le due facce del settore in provincia, trainato dalle produzioni vitivinicole Doc e Docg che contribuiscono a rafforzare l’immagine dell’Irpinia come terroir di eccellenza. In crescita anche la domanda di vini biologici e sostenibili. Un trend che molti produttori irpini stanno cercando di intercettare, investendo in pratiche agricole rispettose dell’ambiente e adottando metodi di coltivazione biologici e biodinamici, che si traducono in vini più autentici e apprezzati nel segmento premium. Aumentano infatti le superfici coltivate secondo i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica, che garantiscono prodotti più sani e rispettosi dell’ambiente.
L’adozione di tecniche innovative, come l’irrigazione di precisione e l’uso di droni per il monitoraggio delle colture, permette agli agricoltori irpini di ottimizzare le risorse e di ridurre l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Questa transizione rappresenta una grande opportunità per il settore, che può così differenziarsi e conquistare mercati più esigenti. In questo solco si inserisce la frutticoltura, trainata in particolare dalla produzione di ciliegie, mele e pere. La richiesta di frutta fresca e di qualità è in rapida espansione, anche grazie alla crescente attenzione verso le produzioni a chilometro zero e alle filiere corte. Segnali positivi anche dalla floricoltura, in riferimento in particolare alle produzioni di fiori e piante ornamentali, alimentata dalla domanda locale e da alcune esportazioni verso mercati europei. Numeri ancora marginali, che lasciano però intravedere una prospettiva molto interessante.
L’altra faccia della medaglia è quella di un’agricoltura che si trova ad affrontare numerose criticità, a partire dalla siccità, sempre più frequente a causa dei cambiamenti climatici. I cambiamenti meteorologici in atto stanno mettendo a dura prova le colture, soprattutto quelle più sensibili come le olive e le piante da frutto. La ben nota, e sempre più allarmante, emergenza idrica, unita a un sistema irriguo che in alcune zone della provincia è obsoleto e inadeguato alle esigenze del settore, rischia di compromettere molte produzioni. Ma l’Irpinia paga anche la mancanza di infrastrutture adeguate, come strade rurali e impianti di stoccaggio, che ostacolano la distribuzione e la valorizzazione dei prodotti agricoli. Così come non aiuta la crescita del settore in termini di competitività, la frammentazione delle aziende agricole, spesso di piccole dimensioni, che incontrano non poche difficoltà ad accedere a finanziamenti e a tecnologie avanzate. Soffrono anche i comparti dell’allevamento ovino e bovino, penalizzato da un calo dei prezzi e delle richieste, e dalle restrizioni legate alla sanità animale e alle normative europee. La produzione di cereali, invece, paga a caro prezzo la sfida della concorrenza di altre regioni e paesi, che offrono prodotti a costi più bassi.