L’ex sindaco Gianluca Festa è sempre eccessivo e tracotante, vendicativo, animato da un personalissimo senso della giustizia.
Ce l’ha con chi lo ha tradito politicamente, con chi non lo ha seguito sino in fondo. Nell’assemblea pubblica al Viva Hotel, Festa da ex sindaco viene subito ribattezzano sindaco. Racconta la sua versione dei fatti. La questione da chiarire è perché Laura Nargi, che Festa ha fatto eleggere, ha scontentato i festiani, che hanno aperto la crisi e bocciato il consuntivo. Nargi ha scontentato la città: è la conclusione dei festiani: Nargi non andava più bene perché ha politicamente tradito il mandato elettorale, il programma.
Questo ripetono Festa e i suoi: no, non sono stati loro a mandare a casa Nargi ma lei stessa: l’ex sindaca non avrebbe rispettato la promessa ai cittadini.
Lo ripetono Ugo Maggio, ex presidente del consiglio comunale, Giovanna Vecchione e Monica Spiezia, ex consiglieri comunali.
La sala del Viva Hotel è gremita. E’ una mobilitazione voluta dall’ex sindaco per spiegare il grande caos politico che stava portando Avellino a diventare “Gomorra”. Per Festa è successo di tutto, “cose indicibili”. Un mercato, un mercimonio. Di più.
Perché l’obiettivo della pseudo maggioranza senza i festiani era di non andare a casa, di conservare la poltrona. E’ per il bene della città invece che Festa ha staccato la spina a Nargi, e ha chiesto un sacrificio al gruppo, ad un manipolo di fedelissimi. Ha perso qualche pezzo. Ma era previsto. Nessuno si è assuefatto al potere: è stata una lotta senza tregua né misura. Ma i festiani non potevano fare altrimenti per interrompere il circolo che stava diventando vizioso.
“Abbiamo sempre parlato con chiarezza, in modo schietto. Quando c’erano problemi, li abbiamo denunciati. Quando finalmente abbiamo potuto svoltare, lo abbiamo fatto. Non perché siamo belli, alti o bruni, ma perché abbiamo trasformato questa città senza fare clientela. A differenza delle forze politiche che – accusa Festa – ci si oppongono, che puntualmente riusciamo a sconfiggere.
Questa è la vera differenza tra noi e gli altri. Noi rinasceremo sempre, mai e poi mai staremo dalla stessa parte di chi ha tradito il mandato. Noi da un lato, loro dall’altro. Perché il nostro agire non prevede compromessi. Non si scelgono scorciatoie o interessi particolari: l’unico obiettivo è il bene della città: il vero problema è che Nargi non si è dimessa. Perché? Qual è il motivo per cui è stata lì, incollata a quella poltrona? Una sua ossessione.
Mentre i nostri assessori hanno rinunciato al loro incarico. Abbiamo guardato al nostro programma, a ciò che avevamo promesso agli avellinesi, a quella crescita urbana che dovevamo portare avanti negli anni precedenti.
E invece cosa abbiamo ottenuto? Riqualificazione degli edifici comunali: zero. Commercio: ai minimi storici. Ogni giorno vedo serrande abbassate, un dato imbarazzante. In cinque anni, durante la mia amministrazione, abbiamo assistito alla rinascita del commercio.
Nessuno potrà cancellare questi risultati.
E oggi? Non si riesce neppure a pubblicare il bando per la piscina comunale o per i campetti di Valle. La delibera risale a un anno e mezzo fa. Il professor Maietta attende da dieci mesi la firma come direttore della fondazione: è normale? Una città può essere amministrata così?
Laura Nargi non è mai diventata sindaco è stata prima cittadina. Non è una ex ma una X. È rimasta prigioniera di un ruolo che non ha mai incarnato davvero. Non per colpa nostra, ma per sue mancanze.
Gli assessori – accusa – sono stati costretti a non parlare con i dirigenti: come si può governare in questo modo? Se qualcuno pensava che fossimo attaccati alle indennità, si sbagliava di grosso. O si lavora per il bene comune, o si va a casa. E noi abbiamo scelto di andare via, perché non c’erano più prospettive. Per evitare che la città sprofondasse ulteriormente, abbiamo detto basta”.
E’ iniziato il peggio, continua Festa: “Pressioni, proposte indecenti. Quali interessi muovevano quelle persone? Abbiamo assistito a un tentativo di compravendita della politica. Ma la nostra dignità non è in vendita.
Mi chiedo: c’è qualche consigliere che è stato assunto in una nota clinica alla vigilia della votazione del bilancio? Giusto per sapere? Coincidenze?
E ancora: c’è qualche consigliere che abita in una casa senza agibilità? Che ha fatto abusi edilizi sperando che si chiudesse un occhio? C’è chi ancora spera in un posto nel terzo settore, a tempo pieno?
La città stava diventando un centro distribuzione prebende.
Le persone che hanno scelto di stare con noi hanno salvato Avellino. Altrimenti qui ci giravano davvero Gomorra, per quello che si stava consumando.
E voglio rendere onore ai consiglieri e agli assessori che hanno avuto la forza di dire no. Anche a Rino Genovese va riconosciuto di aver mantenuto il punto, ha rifiutato offerte, è stato leale.
Ogni sera si facevano telefonate, promesse di assessorati, poltrone. La poltrona di vice sindaco è stata promessa a venti persone.
Volevano sovvertire il voto popolare. Ma non ci sono riusciti.
Hanno provato a rifilarci un pacco, non un patto: una truffa ai danni dei cittadini. E noi questo non lo accetteremo mai. Mai metteremo la città nelle mani del Pd, del Pd di Iacovacci, e dei loro vecchi referenti. Loro litigano, noi siamo già in campo. Noi siamo altro. Un’altra storia, un’altra città.
Ecco perché far finire questa esperienza è stato un atto di salvezza.
Abbiamo avuto momenti di delusione, certo. Ma adesso guardiamo avanti. C’è chi scrive: ‘Noi con te neanche un caffè lo prendiamo’. Bene. Noi abbiamo già vinto. Sappiamo cosa serve alla città. Sappiamo dove investire: Picarelli, Valle, Borgo Ferrovia. Non abbiamo bisogno che ci spiegano i bilanci”. Sul bilancio assicura di aver sanato 40 milioni di euro di debito e non averne fatto alcuno fuori bilancio.
Festa parla di una necessaria umanizzazione e di un rinnovato programma in continuità con gli anni precedenti.
“Siamo pronti a governare, già da domani. Abbiamo progetti, idee, visione. In questo anno, Avellino ha vissuto solo di gossip e insulti. Noi vogliamo tornare alla verità, ai rapporti umani. Alla politica vera. Una politica che mette in contatto diretto amministratori e cittadini, senza filtri.
Fare il sindaco è sentire la città, viverla, pensarla. È una missione, una scelta. Ed è per questo che voglio tornare a fare il sindaco. Per ridare ad Avellino orgoglio, dignità, protagonismo, crescita ed economia.
E ce la faremo perché la città la viviamo. La ascoltiamo. Ci confrontiamo. Anche quando riceviamo lamentele, restiamo tra la gente.
E oggi mettiamo fine ad una narrazione tossica. Il passato è alle spalle. Guardiamo al futuro. Questa città, grazie a noi, ha dimostrato che può farcela.
Rimbocchiamoci le maniche. So che non saranno mesi facili, ma conosco la mia squadra. E sono certo: il prossimo anno vinceremo di nuovo.
Io voglio tornare a fare il sindaco. Di Avellino. Con la “A” maiuscola. Ricominciamo”.
Lo slogan c’è, la scritta in rosso e verde appare, in sottofondo il brano di Pappalardo.
Per Festa non c’è alternativa: è già ricandidato, deve solo farsi rieleggere: è la gente che lo vuole.