Questa volta contano poco i social, anzi, non servono proprio. Conta la partecipazione, quella a cui punta Francesco Serra di Cassano, che quando comincia a parlare si alza per poter guardare tutti negli occhi, durante la serata organizzata nella cantina Di Meo dei fratelli Generoso e Roberto, a Salza Irpina. La pioggia battente non ha fermato la presentazione del libro “Napoli 1960”, Paparo edizioni. E’ la nuova versione di quella del 2010, realizzata in occasione dei 2500 anni della fondazione di Napoli, ora rinnovata sia nella veste editoriale che nei contenuti documentali e fotografici.
Le sue pagine raccontano, attraverso la bellezza delle immagini, un evento, il Ballo Serra di Cassano, ma anche le Olimpiadi della Vela, e la Dolce Vita. Sono le sequenze di espressioni, sguardi, abiti sontuosi, atmosfere, attraverso i volti dei mille invitati, tra loro le teste coronate più importanti d’Europa e personaggi come Callas e Onassis.
Con “Libri in Cantina” dei fratelli Di Meo, i curatori del volume, Francesco Serra di Cassano e Demetrio Baffa Trasci Amalfitani di Crucoli hanno voluto imprimere su carta Fedrigoni la ricorrenza del 65° anniversario delle Regate Veliche napoletane, nell’ambito dei Giochi della XVII Olimpiade, e il grande evento del “Ballo dei Re”, con l’obiettivo di spingere a guardare avanti, oltre quell’evento, pur nella sua straordinarietà. Un lavoro di squadra, e ancora una volta di partecipazione, di confronto tra i promotori della riedizione del libro, a partire dall'”anima” dell’iniziativa, Generoso Di Meo, per passare al certosino lavoro di interviste dei partecipanti di quel ballo, tra loro diversi “evergreen”. Quello fu il tempo della svolta, in termini economici, culturali e sportivi, per Napoli e per l’Italia, come sottolineato da Antonia De Mita, nel ricordare come la cultura di una Napoli dialogante oltre confini possa unire, superando l’apparente mondanità di quella circostanza, e come il senso dell’umanità più profonda possa trasferirsi dalla memoria alla vita reale. La sintesi musicale di Fabrizio Fierro, figlio dell’indimenticabile Aurelio, ha suggellato questa traccia, per riuscire a pensare che un vecchio-nuovo umanesimo, anche attraverso l’esercizio della memoria, possa aiutare a guardare ad un domani di speranza.