C’è bisogno di partiti, di politica, di valori. E di un Centro politico. Più il tempo passa, più è evidente. E’ il ragionamento di Peppino Gargani, che al circolo della stampa presenta la sua nuova formazione politica: “Tempi nuovi. Popolari uniti” è la sigla. Coerentemente con una militanza che dura da mezzo secolo (“Io non torno: ci sono sempre stato”, ricorda) , l’ex europarlamentare non si schioda dal popolarismo di don Luigi Sturno: lo aggiorna, perché se la politica evolve e così anche i partiti, i buoni ideali e la cultura politica democratica sono gli stessi di sempre.
“Non posso nascondere la mia preoccupazione per la situazione attuale. Sento ripetere spesso la parola crisi: crisi politica, crisi della classe dirigente vecchia e nuova. La parola crisi non è più sufficiente come concetto interpretativo. La crisi può generare involuzione o evoluzione”, osserva Gargani.
“La storia ci insegna che le crisi politiche, se non affrontate, hanno portato persino alle guerre. Oggi ci troviamo di fronte a una lotta sempre più chiara: da una parte l’autocrazia, dall’altra la democrazia. Siamo sull’orlo del baratro e da cattolici – non siamo un partito di cattolici, ci ispiriamo ai valori cristiani – riteniamo che ognuno debba fare la propria parte, a cominciare dalla classe politica locale. La democrazia è in crisi, ma può riprendersi. Dobbiamo ripartire però subito dagli enti locali. Ce lo insegna don Luigi Sturzo, padre del popolarismo, una cultura politica più attuale che mai”.
Gargani, fedele interprete del pensiero sturziano, ricorda che dal popolarismo è nata la Dc. Però non si tratta di “rinverdire lo Scudocrociato, ma di recuperare i suoi valori. Quel grande partito ha saputo governare il Paese, e i popolari, se uniti, possono oggi governare bene come allora”.
Gargani riparte proprio da Avellino, dalle prossime amministrative del capoluogo previste in estate: “Perché negli ultimi anni ad Avellino si è formata una accozzaglia civica che non rappresentava la città. Se il civismo, in un momento di crisi dei partiti ha avuto pure una funzione positiva, ad Avellino come altrove è degerato in opportunismo leaderistico, in indistinto”.
Servono posizioni nette, parole di verità. Meglio sgombrare il campo dagli equivoci. Neppure la parola moderati ha un senso: “Anche i fascisti potevano definirsi moderati. La questione è di identità e di valori, di programma, di visione di futuro. Per governare la città di Avellino servirebbe una proposta chiara che abbia una prospettiva. Non bastano le formule vuote”.
Ad ascoltare Gargani ci sono tra gli altri, Dino Preziosi, ex consigliere comunale di Avellino, Massimo Passaro, leader dei cittadini in Movimento, Pasquale Giuditta, coordinatore regionale dei mastelliani di Noi di Centro.
Il civismo indistinto non può funzionare ad Avellino e neppure la governo regionale.
“Non a caso, nel centrodestra si discute della possibilità di candidare un civico alla presidenza della Regione: è il segno anche in questo caso di una politica in crisi. C’è un centrodestra senza identità che teme di perdere e cerca soluzioni di ripiego, cerca un parvenu. Noi vorremmo proporre una lista di Centro. Il Centro – insiste Gargani – non è un luogo geometrico come affermava Moro già nel 1944. Il Centro è dinamico, ed è un valore quando è contrapposto alla Destra e alla Sinistra. Il Centro è rivoluzionario, Sturzo lo era”.
Intanto Gargani inaugura a poca distanza dal circolo della stampa la sede di “Popolari Uniti”.
L’appello ai popolari è ad unirsi. La cultura dei popolari è viva e vegeta. C’è da ricostruire un partito che la contenga: “Il mio è un piccolo esperimento: creare un piccolissimo partito, piccolo ma democratico, a differenza dei grandi partiti di oggi. Un piccolo partito che ha tutte le potenzialità per diventare grande, perché è fatto di grandi valori”.