Via libero al piano di riconversione della Sigit di Lacedonia. Il parere positivo dell’assemblea dei lavoratori sembra destinato a garantire un futuro allo stabilimento dell’area industriale del Calaggio e, soprattutto, a salvare 50 posti di lavoro. La fumata bianca scongiura infatti l’ennesima chiusura in Alta Irpinia e apre nuove prospettive occupazionali. La decisione di riconvertire lo stabilimento si è resa necessaria per le difficoltà produttive legate allo stampaggio plastiche per l’automotive, certificate dal costante calo delle commesse del gruppo Stellantis. Il nuovo core business della Sigit prevede la realizzazione di specifici moduli batteria in celle cilindriche con raffreddamento diretto a liquido brevettato. Non è da escludere che la proprietà possa anche godere di alcuni fondi regionali legati ad un bando per la realizzazione di progetti industriali innovativi.
Decisiva la mediazione dell’assessore regionale al Lavoro, Antonio Marchiello, che ha seguito fin dall’inizio la delicata vertenza e favorito il raggiungimento di un accordo tra azienda e sindacati. Nelle prossime settimane, nello stabilimento di Lacedonia, si lavorerà a scartamento ridotto, con l’obiettivo di rispettare gli ordinativi già acquisiti. I lavoratori resteranno quindi fermi, beneficiando degli ammortizzatori sociali. Da diverse settimane, l’azienda sta già facendo ricorso ai contratti di solidarietà, previsti per i prossimi 12 mesi con opzione di rinnovo per un ulteriore anno.
Alcuni lavoratori, su base volontaria, saranno utilizzati nella sede Sigit di Atessa, dove il gruppo trasferirà i macchinari che, al momento, si trovano in Irpinia. Da gennaio, in ogni caso, partirà il piano di riqualificazione e aggiornamento del personale, in vista dell’avvio della nuova fase della Sigit, nata dalla collaborazione con la società “Fast Charge Engineering” di Pomezia. Difficile prevedere, almeno in questa fase, quando la nuova produzione andrà a regime e, quindi, le batterie targate Sigit debutteranno sul mercato. Il dato certo è che il rischio chiusura dello stabilimento altirpino è definitivamente accantonato, grazie all’avvio di una nuova fase industriale che garantirà gli attuali livelli occupazionali.