Manca la politica, ormai da un pezzo. Si sa, ma Peppino Gargani, riannodando i fili della storia della Dc irpina, racconta un episodio emblematico e inedito: Nacchettino Aurigemma, compianto giornalista e sindaco di Avellino, commentando il documento presentato al congresso della Dc di Napoli annotò che tra i punti proposti ne mancava uno fondamentale: nientemeno che la politica. Contemplando l’analisi di Aurigemma, Aldo Moro si convinse a parlare per la prima volta della possibilità di una alleanza con i socialisti, ovvero della necessità del Compromesso storico.
La conferma che la storia dei Magnifici sette non finisce mai di stupire e spinge anzi ad interrogarsi su cosa ha rappresentato quella classe dirigente non solo per l’Irpinia ma per l’intero Pase la racconta il giornalista Rai Daniele Morgera col suo ormai bestseller, “Li chiamavano i Magnifici sette”. Mentre il libro “Le mani sulla Storia” scritto a quattro mani da Morgera e da Gargani continuando lo stesso filone va ancora più a fondo. Di questo si è discusso in un incontro presso la libreria Mondadori.
A intervenire Gianni Festa, direttore del Corriere dell’Irpinia, che ha sottolineato come il pragmatismo e la capacità di mediazione della classe dirigente dei Magnifici sette erano conseguenza di una solida formazione culturale e di una politica che aveva pensiero, pensiero che oggi manca alla politica, come diceva Ciriaco De Mita.
Marco Staglianò, direttore di Orticalab, ripercorrendo la storia della Dc irpina ha analizzato il significato del Compromesso storico per la politica di Avellino, per la giunta Aurigemma, e si è soffermato sul rapporto prolifico di Nacchettino con l’intellettuale di Sinistra Federico Biondi.
Gargani infine ha raccontato un altro aneddoto rivelando di aver parlato più volte con i magistrati che seguivano le inchieste di Mani pulite, tutti convinti che non ci fosse corruzione: “Quando Bettino Craxi fece il suo famoso discorso, se ci fossimo alzati in piedi ad applaudirlo le cose sarebbero andate diversamente. La Dc è finita – ha concluso – perché non abbiamo avuto abbastanza coraggio”.