Usura ed estorsioni a danno di due imprenditori del settore conciario di Montoro: applicata la misura cautelare in carcere per M.E., difeso dall’avvocato Gaetano Aufiero. L’uomo, considerato componente del Nuovo Clan Partenio, è comparso questa mattina nel carcere di Secondigliano davanti al Gip del Tribunale di Napoli.
Il49enne avellinese è accusato di aver partecipato alle condotte usurarie scoperte dalle indagini della DDA di Salerno, coordinata dal Procuratore Aggiunto Francesco Soviero nei confronti dei due imprenditori di Solofra, in difficoltà economiche.
L’uomo, che giovedì si è consegnato agli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Salerno (DIA) di Salerno, coordinati dal caposezione tenente colonnello Fabio Gargiulo ha risposto alle domande del magistrato. Per il 49enne, il gip ha convalidato il decreto di fermo, confermando la misura cautelare in carcere.
Resta ancora irreperibile quello che è ritenuto dagli inquirenti il referente del Nuovo Clan Partenio e già condannato in primo e secondo grado per l’appartenenza al sodalizio camorristico irpino e scarcerato condannato in primo e secondo grado a 19 anni di reclusione e poi scarcerato per un vizio di forma.
Stando alle accuse, le due vittime, dopo un incontro nell’ottobre del 2024 in un bar di Bellizzi, avrebbero dovuto corrispondere a M.E. duemila euro al mese come interesse sulla somma di 60mila euro residua del debito e degli interessi usurari. Il 49enne nella mattinata del blitz fatto scattare dalla Dia di Salerno si trovava all’estero in vacanza e avrebbe praticamente anticipato il rientro per consegnarsi al personale della Direzione Investigativa Antimafia di Salerno.
IL BLITZ
Il blitz, eseguito all’alba tra le province di Salerno, Avellino, Napoli e Potenza, ha impegnato 120 operatori delle forze dell’ordine, tra cui quattro piloti di droni della DIA. Diciotto persone indagate, sedici delle quali destinatarie un decreto di fermo per usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Otto gli irpini coinvolti, già noti alle forze dell’ordine, tra cui un esponente del Clan Partenio condannato in primo e secondo grado a 19 anni di reclusione e poi scarcerato per un vizio di forma.
Secondo gli inquirenti, i due imprenditori sarebbero finiti nella morsa di tre diversi sodalizi criminali, legati al clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia, al Nuovo Clan Partenio dell’Irpinia e a un gruppo salernitano con ramificazioni nella Valle dell’Irno. Le richieste erano accompagnate da minacce e pressioni costanti per impedire alle vittime di sottrarsi al pagamento e per monitorare l’eventuale attività investigativa. A fronte delle pressioni, le vittime avrebbero contratto ulteriori prestiti usurari per far fronte alle richieste estorsive.
Il primo filone d’indagine ruota attorno a una serie di prestiti per circa 95mila euro, concessi tra novembre 2023 e aprile 2024, con tassi d’interesse mensili fino al 12%. Gli imprenditori, schiacciati dal debito, avrebbero pagato interessi per oltre 30mila euro, fino a subire minacce e percosse.
Il credito, diventato terreno di contesa, avrebbe innescato una guerra sotterranea tra gruppi criminali di zone diverse. A partire dall’estate 2024, i clan stabiesi legati ai D’Alessandro – avrebbero organizzato una spedizione intimidatoria a Fisciano, con volti travisati e a bordo di motociclette, per poi imporre alle vittime di pagare loro la somma di 10.000 euro come prima tranche di un debito residuo.
Dalle indagini poi è emersa una vera e propria successione nella gestione del debito usurario, alla fine nelle mani dei “ragazzi di Avellino”, ovvero soggetti con legami al Nuovo Clan Partenio, che avrebbero rivendicato la “competenza criminale” sull’operazione in quanto gli imprenditori operavano sul territorio irpino. I presunti affiliati avrebbero costretto i due imprenditori a pagare il debito residuo di 60.000 euro (in rate mensili di 2.000 euro) direttamente al clan avellinese, estromettendo definitivamente gli stabiesi.
Un quadro quello ricostruito dalla Dia di Salerno che laddove confermata dai prossimi passaggi giudiziari, dimostrerebbe l’operatività del “Nuovo clan Partenio” anche dopo le pesanti condanne inferte ai vertici. Le richieste erano accompagnate da minacce e pressioni costanti per impedire alle vittime di sottrarsi al pagamento e per monitorare l’eventuale attività investigativa. A fronte delle pressioni, le vittime avrebbero contratto ulteriori prestiti usurari per far fronte alle richieste estorsive. Inoltre due degli indagati, sarebbero accusati di estorsione aggravata per aver costretto le vittime ad assumerli fittiziamente nella loro società per un certo periodo con lo scopo di mascherare i pagamenti degli interessi usurari come stipendio.



