“Io c’ero”: l’ispettore superiore in quiescenza Aniello D’Avanzo ricorda quei terribili giorni del 1969, quando venne ucciso l’agente di pubblica sicurezza Antonio Annarumma. Stiamo parlando del poliziotto eroe irpino al quale il suo paese di origine, Monteforte Irpino, ha dedicato un monumento, davanti al quale domani, 19 novembre, sarà deposta una corona alla memoria. Per l’occasione ospitiamo il ricordo dell’ispettore D’Avanzo, che ha vissuto in prima linea quei terribili anni del terrorismo rosso e nero: “Il primo caduto di quegli anni fu proprio Antonio Annarumma. Era il 19 novembre 1969, a Milano. Giovane agente della Celere, aveva soltanto 22 anni. Durante gli scontri in via Larga fu colpito da un tubo di ferro mentre si trovava a bordo della sua jeep. La sua morte segnò l’inizio di quella lunga stagione di sangue che la storia ricorda come gli anni di piombo. Qualche anno dopo, il 12 aprile 1973, toccò invece all’agente Antonio Marino, Guardia di Pubblica Sicurezza del Reparto Mobile di Milano, anche lui di soli 22 anni. In piazza Fratelli Bandiera, durante una manifestazione politica, un ordigno venne lanciato contro gli agenti. Marino riuscì a spingere via un collega che non si era accorto di nulla, ma fu colpito in pieno petto dall’esplosione. Morì sul colpo, salvando la vita al suo compagno. E poi il 14 maggio 1977. Milano era di nuovo ferita dalla violenza cieca. In via De Amicis, a pochi passi dalla Caserma Sant’Ambrogio, una manifestazione degenerò in durissimi scontri. Io mi trovavo in assetto di ordine pubblico, schierato a difesa della caserma, a circa 500 metri da lì. C’era caos, confusione, urla. Non vidi direttamente la scena, ma poco dopo giunse la notizia che nessuno avrebbe mai voluto ricevere: il collega Antonio Custra, 25 anni, era stato colpito a morte da colpi di pistola. Avevo appena 19 anni, fresco di corso a Peschiera del Garda. Non ancora ventenne, mi trovai a confrontarmi troppo presto con la morte di un fratello in divisa. Fu uno choc che mi è rimasto dentro per sempre. Ho vissuto quasi due anni al glorioso reparto Mobile di Milano. Anni intensi, che mi hanno formato e segnato profondamente. Lì ho imparato cosa significava davvero essere parte di una squadra che ogni giorno si trovava in prima linea, a fronteggiare situazioni imprevedibili, pericolose, spesso dolorose. Successivamente sono passato alla Digos, dove ho potuto vedere da vicino un altro volto della stessa battaglia: l’organizzazione, l’analisi, il lavoro silenzioso ma fondamentale per prevenire e contrastare il terrorismo e la violenza che in quegli anni non davano tregua”.
L’esperienza dell’ispettore D’Avanzo può essere utile anche oggi, in occasione delle manifestazioni che possono nascondere al proprio interno elementi “deviati”: “Anche oggi chi vuole usare la violenza usa la stessa tecnica di allora, lo stesso metodo. La differenza sta nel fatto che allora ci scappavano i morti, mentre oggi no. Ma dico di fare attenzione: biisogna debellare questo fenomeno con immediatezza, altrimenti la loro idea sarà sempre quella di alzare il tiro. E’ un film già visto. Ho vissuto quasi tre anni alla Digos di Milano, ho visto con i miei occhi come si organizzavano: da un accordo preventivamente preso, fuoriuscivano dal corteo sparando per creare panico, per poi agire in modo mirato e preciso. Così avvenne nella sequenza che portò all’esecuzione del sottufficiale Antonino Custra. Io c’ero quel maledetto giorno. Non erano fatti isolati, ma eventi che si ripetevano in tutta Italia. Sono passati quasi cinquant’anni, ma queste violenze non sono finite, anzi. Quando rivedo quei filmati, la mia mente torna a quei momenti. Non era paura, non era timore di avere davanti 10, 100, 1000, perfino 100.000 persone. Era rabbia, la rabbia di essere insultato, offeso, colpito mentre rappresentavi lo Stato. Il celerino allora, come oggi, non aveva paura. Porterò sempre con me la memoria di quei sacrifici”.
Alla commemorazione di domani mattina organizzata dal Comune di Monteforte Irpino sarà presente anche una delegazione della Sezione Anps ‘Ciriaco Di Roma’, guidata dal presidente Angelo Perrone: “Come ogni anno, onoreremo con profondo rispetto la memoria di Antonio Annarumma, primo caduto della Polizia di Stato negli anni di piombo”.




